Così come lo avevo scritto su una piccola agenda. Senza filtri e correzioni( ovviamente pieno di errori ) Il Mio primo viaggio solitario in India riportato fedelmente giorno per giorno.
07/02/2017 Martedì
Briosco, Casa, Italy – 19:09.
La sera prima della partenza è arrivata. È un momento sospeso, carico di emozioni contrastanti. Un po’ di ansia c’è, inutile negarlo. Mi spiace lasciare a casa la mia famiglia, il calore delle mura domestiche, le abitudini che confortano. Eppure, c’è anche un’irresistibile voglia di partire, di vivere questa avventura che ho scelto. È normale, penso, avere pensieri che ti affollano la mente prima di partire. Ma mi rassicuro: sto andando in un posto che già conosco, un luogo che amo, che ho scelto di visitare più e più volte. La sfida non è il viaggio in sé, ma il lavoro mentale che richiede. Devo sradicare quelle che, a tutti gli effetti, sono delle malerbe mentali. Semi piantati da altri, magari in buona fede, ma che germogliano dubbi e insicurezze. “Ma da solo? Non ti annoi?” mi chiedono. “E se ti succede qualcosa?” come se le disgrazie colpissero solo chi viaggia da solo. E poi c’è quella sensazione sottile, quasi impercettibile, di essere giudicato: uno sfigato, uno che non ha trovato nessuno disposto a partire con lui. Ma so che tutto questo è solo rumore. La verità è che viaggiare da solo è una scelta. Una possibilità di ascoltarmi, di vivere al mio ritmo, senza compromessi. È un’occasione per crescere, per scoprire non solo luoghi nuovi ma anche aspetti di me stesso. Adesso basta con questi pensieri. È tempo di rilassarsi. Un bagno caldo mi aspetta, una piccola coccola per il corpo e la mente. Poi preparo le ultime cose, chiudo lo zaino con calma. Questa sera non voglio lasciarmi travolgere dall’agitazione. Voglio vivere questo momento per quello che è: l’inizio di qualcosa di bello, un nuovo capitolo di questa avventura chiamata vita.
08/02/2017 Mercoledì
Seregno, stazione FS, Italy – 05:54. Start.
La giornata è iniziata. Ho passato una notte tutto sommato buona: ho dormito poco, ma il sonno è stato profondo e ristoratore. Ora sono qui, pronto a partire, e una parte di me è curiosa di vedere come andrà. Riuscirò a passare qualche giorno davvero con me stesso? Mi spiace lasciare la mia famiglia, questo sì. Ma sono quasi certo che sarà una bella esperienza, una di quelle che lasciano il segno. Ci siamo salutati come facciamo tutte le mattine, senza cerimonie, niente di più e niente di meno. Questo mi ha dato una strana sensazione di normalità, quasi a voler sdrammatizzare il distacco. Chicca mi ha accompagnato in stazione. Il viaggio è iniziato con un abbraccio: uno di quelli brevi ma intensi, pieni di significato, che non hanno bisogno di parole. Poi sono sceso dall’auto, e all’improvviso ho sentito il peso di essere solo. Ed è proprio qui che comincia il vero viaggio. Un viaggio in stile freaks, senza troppi piani rigidi, aperto agli imprevisti e alle sorprese. La prima tappa è già fissata: il treno per Malpensa. Mentre aspetto, il cielo è ancora buio, ma si avverte quella promessa di luce che segna l’inizio di un nuovo giorno. L’aria è fresca, il silenzio rotto solo dal rumore dei pochi viaggiatori che, come me, si muovono a quest’ora. Ho una strana combinazione di emozioni: malinconia, entusiasmo, un pizzico di ansia. È il mix perfetto per capire che sto davvero uscendo dalla mia comfort zone. E così inizia tutto. Lo zaino è leggero, ma il cuore è pieno di aspettative. Destinazione: Malpensa e poi, chissà, magari qualcosa che ancora non so ma che mi aspetta oltre l’orizzonte.
Aeroporto Malpensa, Italy – 08:04. Sono in aeroporto. L’ansia da partenza va e viene a ondate, come il mare quando cambia il vento. Un momento mi sento sicuro, pronto a vivere questa nuova avventura; quello dopo, i pensieri mi riportano indietro, a casa, alla mia comfort zone. Mi guardo intorno e noto una cosa interessante: tanta gente viaggia da sola. Uomini e donne con i loro bagagli, ognuno immerso nei propri pensieri o nei propri piccoli rituali pre-partenza. E allora mi chiedo: qual è davvero il problema? È curioso osservare chi è solo. Molti si guardano attorno, come se cercassero inconsciamente un contatto, uno sguardo, una connessione. Altri, invece, sono incollati al telefono, in una conversazione che non finisce mai o scrollando distrattamente lo schermo, forse per riempire il silenzio. Ma se ci pensi bene, in fondo, siamo tutti soli a questo mondo. Anche quando siamo circondati da persone, anche quando viaggiamo in compagnia, l’unico dialogo che non possiamo mai spegnere è quello con noi stessi. Ed è lì, in quella solitudine inevitabile, che spesso si trovano le risposte alle domande che ci tormentano. Forse è proprio questo il senso del viaggio da soli: imparare ad ascoltarsi, a fare pace con i propri pensieri, a capire che non c’è nulla di sbagliato nell’essere soli. Anzi, è una condizione naturale, e accettarla è il primo passo per vivere meglio, con se stessi e con gli altri. Per ora, però, mi accontento di guardarmi intorno e lasciare che questo momento si imprima nella memoria. Tra poco ci sarà il check-in, i controlli, l’imbarco. Ma adesso, in questa breve pausa, mi godo la consapevolezza di essere qui, in partenza, verso qualcosa di nuovo. Certo che Malpensa sembra un aeroporto morto. Confronto agli altri aeroporti di Istanbul di Abu Dhabi di Dubai sembra un aeroporto di un paese senza abitanti e senza compagnia aerea , infatti .
In volo – Emirates Boeing 787-9, 09:39. Mi sono imbarcato. Ed è proprio un viaggio in solitaria , nel senso più letterale: sulla mia fila non c’è nessuno. Non una persona accanto, nemmeno una voce in sottofondo. E allora, che dire? Si parte davvero da soli. Oppure, forse, è solo un segno di fortuna. Comincio questo viaggio con un aereo poco affollato, e la comodità di potermi sdraiare in orizzontale, allungarmi e rilassarmi come mai avrei pensato. È raro che un volo intercontinentale sia così confortevole, e allora mi godo questo privilegio inatteso. Ma dentro di me l’ansia va e viene, come un’altalena emotiva. Passo da momenti di felicità e ottimismo, in cui mi sembra di avere il mondo in mano, a pensieri cupi, pessimistici, quasi catastrofici. E in mezzo, c’è un misto di commozione, una sensazione che non so bene come descrivere. Continuo a ripetermi una frase quasi ironica: “Speriamo di non rompermi le palle.” E poi penso: ma davvero? C’è così tanto da fare, da vedere, da scoprire. Mi sembra assurdo preoccuparmi di annoiarmi. Poi rifletto meglio. Forse questa ansia non viene dalla noia, né dalla paura. Forse deriva da qualcosa di più profondo: un senso di colpa inconscio. Ma di cosa dovrei sentirmi in colpa? Non sto spendendo una follia. Non sto via per un tempo infinito. Le ferie le fanno tutti, e adesso tocca a me. Eppure, quel retrogusto amaro rimane, come se una parte di me sentisse il bisogno di giustificarsi, di spiegare agli altri – o forse a me stesso – che questo viaggio è meritato. Ma ora, guardo fuori dal finestrino. Il mondo là sotto si fa sempre più piccolo, e mi sembra di lasciarmi alle spalle anche quei pensieri che mi pesano. Mi concentro su quello che ho davanti: un cielo immenso, qualche nuvola all’orizzonte, e la promessa di un’avventura che, lo so, mi arricchirà in modi che ancora non riesco a immaginare.
Volo 11:08 Ho una famiglia super , so che non è stato facile , apprezzo tanto, tantissimo l entusiasmo che avete condiviso con me per questa esperienza di viaggio in solitaria , l unico modo per deludervi è non divertirmi , grazie.
Volo 13:30 Volo comodo comodo , l aereo sorvola Hurghada vira a sx e sotto di noi la all orizzonte la penisola arabica , continuo ad andare a pisciare , in 6 ore di volo sei volte al cesso , ci avviciniamo a Dubai , il cielo sereno sotto di noi fino ad ora ,si ė riempito di nuvolette tonde tonde che ricordano molto un gregge di pecore un ora e 13 e si atterra.
Dubai 16:58 L aeroporto di Dubai non ė quello che mi aspettavo vecchio sporco scuro , gate B 24 si cominciano a vedere le indianate.
Dubai In Volo per Delhi Airbus a300 / 18:43 Imbarco molto caotico stile india anche se non siamo ancora arrivati , ma si sa metti insieme qualche indiano e il fottio è fatto , si accalcano , si ammassano con bagaglio a mano gigantesco. Comincio a essere stanchino , a momenti mi prendono ancora quei groppi allo stomaco.
Volo 21:23 Non c’è più ordine su questo aereo gente che passeggia lungo i corridoi gente che va nella zona cucina a chiedere da bere , mancano 45 minuti e non c’è più religione i passeggeri hanno la meglio sull’equipaggio ed è il caos.
Volo 22:34 Seduto di fianco a me un uomo e una donna , indiani ma in abiti occidentali , jeans e camicia lui , lei jeans camicetta e foulard di seta , scambio due parole vivono in Canada e stanno tornando in India dai parenti per capire come sta andando l’economia in India basta guardare cosa leggono. aggiungi dettagli e correggi gli errori
09/02/2017 Giovedì
Aeroporto di New Delhi – Notte, 00:48.
Sono appena uscito dall’aeroporto internazionale Indira Gandhi. L’aria notturna è fresca e leggermente umida, al pillar n° 9, parte il bus per il terminal dei voli nazionali. Se hai entrambe le carte d’imbarco, il tragitto è gratuito. Tuttavia, preparati a fare un po’ di fila. Molti passeggeri, soprattutto indiani, utilizzano questo servizio. Li riconosci subito: spesso sono carichi di pacchi avvolti in quei caratteristici sacchi bianchi, cuciti e imballati con una precisione quasi maniacale. Su ogni sacco, l’indirizzo è scritto in lettere cubitali, tracciato con lapis, come un sigillo di sicurezza. Farsi rilasciare il biglietto gratuito è semplice: certo ce confusione, un attimo di attesa e qualche occhiata indagatrice degli addetti. Basta avere un po’ di pazienza. Una volta ottenuto il biglietto, però, il tragitto è breve: una decina di minuti, giusto il tempo di spostarsi da un terminal all’altro, mentre il bus si fa largo tra il traffico notturno, le luci intermittenti e i movimenti incessanti dell’aeroporto. Il bus arriva al piano interrato del terminal D, dove i passeggeri si distribuiscono velocemente per raggiungere i banchi del check-in o le sale d’attesa. Se non vuoi fare la fila per ottenere il biglietto gratuito, c’è sempre un’alternativa: puoi pagare direttamente a bordo. Il costo è irrisorio, appena 25 rupie. Questa breve tratta è come un piccolo viaggio dentro il viaggio: tra odori, colori e volti nuovi, la sensazione di essere nuovamente in India diventa sempre più concreta. Un assaggio dell’organizzazione caotica ma sorprendentemente funzionale di un paese che non smette mai di stupire.
Volo Delhi – Varanasi, 02:41. Ancora un volo, e finalmente arriverò a Varanasi. In questo terminal l’atmosfera è completamente diversa: qui prendere un aereo sembra quasi come prendere un autobus. Se nei voli internazionali l’India si percepisce in modo discreto, al terminal dei voli nazionali è una festa, una giostra di colori e di persone. Tutti gli stati dell’India sembrano rappresentati. Ci sono i ladakhi del Nord, con i loro tratti distintivi e i volti segnati dal sole e dal vento delle montagne. Accanto a loro, volti scuri e intensi, con occhi profondi, provenienti dal Sud. Ci sono santoni, che camminano lentamente, avvolti nei loro abiti sacri. Ci sono sikh, riconoscibili dai loro turbanti elaborati. E poi donne: alcune indossano sari dai colori sgargianti, con gioielli che brillano anche sotto le luci artificiali del terminal, altre invece sfoggiano jeans e magliette, perfettamente a loro agio in abiti moderni. Gli uomini sono altrettanto vari. Alcuni avvolgono la testa con sciarpe legate a mo’ di “mal di denti”, quasi fosse un’antica tradizione tramandata di generazione in generazione. Altri indossano completi eleganti, uomini d’affari in ghingheri, pronti per un incontro importante. Questo terminal è una giostra che gira, gira e ancora gira, al punto da far perdere l’equilibrio. Le luci, i colori, i suoni delle conversazioni in mille lingue diverse, le file disordinate e le risate improvvise: tutto contribuisce a creare un microcosmo unico. Un’India che sembra un continente, estesa e varia, con un miliardo e 300 milioni di abitanti che non rinunciano a viaggiare. E così, un semplice aeroporto diventa un mondo frenetico e coloratissimo, un luogo dove l’essenza del Paese si mostra in tutta la sua varietà, con le sue tradizioni che convivono con la modernità. Non vedo l’ora di arrivare a destinazione, ma non posso fare a meno di assorbire questo spettacolo di umanità e cultura in movimento.
Varanasi, Lahori Tola – 10:51. Questa mattina sono stato in un ufficio Airtel per acquistare una scheda telefonica. In India, ottenere una SIM richiede qualche passaggio burocratico: serve una fototessera, un documento e un po’ di pazienza. Sfortunatamente, l’ufficio era sprovvisto di una webcam per scattare le foto sul momento. Con la consueta efficienza “locale”, mi hanno indicato un fotografo situato a poche decine di metri. Un piccolo negozio con un’insegna sbiadita e un tecnico che sembrava uscito direttamente da un’altra epoca, ma perfettamente padrone del suo lavoro. Et voilà, in pochi minuti ero in possesso di una serie di fototessere, stampate con una rapidità sorprendente. La mia faccia sulle foto? Beh, diciamo che mi sono chiesto se con un’immagine così mi avrebbero davvero attivato la SIM. Ma in India tutto è possibile, e il processo sembra sempre trovare il suo equilibrio tra il caos apparente e una sorta di ordine interno che sfugge a ogni logica. Adesso non mi resta che tornare all’ufficio Airtel e scoprire se il mio “ritratto d’autore” sarà sufficiente per completare l’attivazione. Qui, ogni piccolo compito si trasforma in un’avventura, e non puoi fare a meno di sorridere davanti a questa incredibile capacità di adattamento e creatività che caratterizza la vita quotidiana in India.
Varanasi, Godowlia Road – 14:20 Che giornata lunga! Non sono ancora riuscito a dormire, ma questa città mi piace troppo. È un’attrazione inspiegabile, una magia che non riesco a definire. A guardar bene, non c’è davvero niente di piacevole: caos, polvere, rumore. Eppure, sono già stregato.
15:30 Questa mattina, appena uscito dall’aeroporto, la solita tentata truffa: il primo autista di tuk-tuk ha provato a sparare una cifra assurda. Mi sono spostato di pochi passi e ho trovato un tuk-tuk a un prezzo accettabile, da condividere con un altro passeggero. Dieci metri, forse venti, ancora nel parcheggio, e ci fermiamo: cambio di programma. Si trasborda il bagaglio su un taxi condiviso con un terzo passeggero. Inizia il viaggio. Appena fuori dall’aeroporto, ci troviamo subito bloccati in una colonna interminabile. Il motivo? Una gigantesca strada sopraelevata in costruzione, che svetta inutilmente sopra il caos sottostante. Il degrado intorno è tangibile: polvere, traffico, rumore. Procediamo lentamente, fermandoci ogni pochi metri. Nel tragitto incontro una sorta di zoo ambulante e di ostacoli viventi:
- Un carretto carico di bombole del gas, che traballa a ogni buca.
- Un camion contromano, stracolmo di ferraglia.
- Una vacca magra che si muove con aria indifferente.
- Un cane paralizzato agli arti posteriori che si trascina sull’asfalto.
- Una scimmia che attraversa correndo, con uno scatto fulmineo.
- Un carretto senza una ruota, che avanza lentamente inclinato su un lato.
- Un bambino seminudo con ai piedi ciabatte infradito giganti, probabilmente di un adulto.
- Un pulmino stipato all’inverosimile di scolari, naturalmente contromano.
- Un carretto che vende banane, uno che trasporta canne di bambù lunghissime, e ancora una vacca e un toro che bloccano il passaggio.
- Un cane che dorme placido e imperterrito in mezzo alla strada, incurante di tutto.
La presenza dei piloni della sopraelevata sembra aver azzerato le poche regole di traffico che già normalmente non si osservano. Ognuno passa dove vuole, fa quello che vuole e suona il clacson quando gli pare. Ovvero, sempre. Forse, un giorno, questa strada volante risolverà il problema del traffico. Ma oggi, 25 chilometri mi sono costati due ore di viaggio. È un disagio totale, una sorta di caos coreografato dove, però, ognuno sembra saperci stare. Io? Sono incredibilmente affascinato da tutto questo, anche se la stanchezza comincia a farsi sentire.
10/02/2017 Venerdì
Shanti Guest House, Manikarnika Ghat – 06:20 Ieri sera sono crollato a letto alle 19:00. Ora sono le 6:00 e posso dire di aver fatto una bella dormita. Nonostante questo, il risveglio è stato… movimentato. Stamattina le scimmie hanno deciso di organizzare una vera e propria maratona sui tetti in lamiera. Un baccano assordante, tra salti e corse sfrenate. Come se non bastasse, ecco la puja del mattino nel tempio qui sotto, con il consueto accompagnamento di cembali, trombe e cantilene che risuonano nell’aria. Shanti Guest House è immersa nel cuore pulsante di Varanasi, e ovviamente, questo folcloristico frastuono è parte integrante della sua essenza. Qui si respira la città in ogni momento, in ogni angolo. La stanza è piccola, molto piccola, e decisamente essenziale. Il letto, purtroppo, si è rivelato un’esperienza poco “shanti”: una delle assi si era spostata, creando un buco proprio sotto la mia schiena. Dormire è stato scomodissimo. Stamattina, armato di pazienza, ho smontato e rimontato il letto. Ora sembra tutto a posto, e sono curioso di testarlo stasera. Il bagno è altrettanto piccolo, senza doccia, ma con una dotazione autenticamente indiana: due secchi colorati che fungono da lavabo e doccia, e il classico secchiello lavaderetano, di un bellissimo blu acceso. È una soluzione minimalista, ma perfettamente funzionale.
Munshi Ghat – 07:35 Colazione con un buon chai, caldo, dolce e carico di zenzero: il modo perfetto per iniziare la giornata. Mi sono prefissato di fermarmi a bere chai solo dalle venditrici donne, un piccolo gesto per sostenere, nel mio piccolo, l’indipendenza lavorativa femminile. Anche se è una goccia nel mare, credo che ogni gesto conti. La mattina sui gath è un vero spettacolo. Ci sono tantissimi turisti, tra cui qualche europeo, ma la maggior parte sono turisti indiani. L’atmosfera è un piacevole caos: risate, foto, chiacchiere, e un’energia vibrante che sembra avvolgere tutto. Non c’è spazio per la noia qui. Questa città non perde mai il suo fascino. È un luogo che da oltre 3000 anni affascina chiunque ci metta piede. Lungo i gath, si percepisce la storia che scorre come il Gange stesso: eterna, sacra, travolgente. Varanasi è come un quadro che si dipinge ogni giorno con nuovi colori, volti e storie. E io mi sento fortunato a poter osservare tutto questo da così vicino.
Kedar Ghat 08:02 Quante religioni in questo posto, quanti colori in questo posto, quanta felicità in questo posto, quanti suoni in questo posto, quanta speranza in questo posto, quanto commercio in questo posto, quanti imbonitori in questo posto, quanto Shiva in questo posto, quanto dio in questo posto, quanto dio denaro in questo posto.
Maharaja Chetsingh 10:21 E’ sorprendente come le cose arrivano, capitano e basta girare senza meta, senza un perché e le cose succedono magicamente.
Tripula Bhairwi RD 11:37 Svolto l’angolo mi ferma il solito ragazzino sembra istruito distinto le solite quattro chiacchiere da dove vieni cosa fai dove vai , gli porgo la mano e mi presento, vigorosa stretta di mano,” nice to meet you my name is Amit” ma io capisco Amir e contraccambio, parliamo un po’ poi mi congedo ” see you later Amir, mi guarda male alza l indice ammonitore squardo cupo ” Amit my name is Amit” cazzarola ho sbagliato consonante il suo nome e Amit ,Amir è un nome musulmano e lui è indù dalla testa ai piedi.
Shri Kashi Vishvanathi Temple 12:00 Vicino al tempio del Tamil Nadu un poco fuori dalle vie principali di Varanasi vecchia, c’è un ragazzo che fa degli ottimi PAKORI, una nuova piccola impresa giovanile da sostenere assolutamente e oggi ha fatto un nuovo cliente.
Nanadan Sahu lane 20:25 Namaskar bene facciamo un primo resoconto serale di questa prima giornata indiana bevuto tanti chai conosciuto tanta gente per pranzo vegetable chowmei non ho trovato Teddy non ho trovato il santone dello smaltimento rifiuti sono andato dal barbiere e poi devo dire che da quando sono qui non ho più avuto un attacco di ansia, sto bene sono tranquillo , il tempo vola passeggio molto insomma sto bene. Allora la giornata è giunta al termine certo molto intensa ho camminato tantissimo e come sempre in India mi sono successe cose incredibili 21:40 mi ritiro nella mia camera sistemo un po’ il computer guardo un film e mi addormento buonanotte.
11/02/2017 Sabato
Shanti Guest House – Manikarnika Ghat, 06:30 La notte non è stata delle migliori: ho avuto freddo e mi sono svegliato più volte. Devo assolutamente chiedere una coperta. Il letto, poi, è una vera sfida: quel maledetto buco al centro continua a infossarmi la schiena. Stamattina cercherò di sistemarlo meglio. Nonostante tutto, sono sopravvissuto! La sveglia delle 5:30 non è stata necessaria, ero già sveglio. Sono sceso, ma ho trovato la porta sbarrata. Ho dovuto usare la torcia per svegliare l’omino custode, che mi ha lanciato maledizioni tra il sonno. Con un sorriso di scuse (inutile), mi sono diretto verso il ghat. Lungo la strada, uomini intabarrati aspettavano il bollire del primo chai. Ne ho chiesto uno, ma erano tutti trasportatori di legna da ardere. Mi hanno guardato male e mandato al diavolo. La mia venditrice abituale di chai, evidentemente, stava ancora dormendo. Al buio, sono andato fino alla riva del Gange e ho incontrato un venditore di chai che stava appena aprendo. Ho aspettato pazientemente dieci minuti mentre accendeva il fuoco. Prima di servire me, però, ha riempito tre tazzine: una l’ha offerta al fuoco e due al Gange. Ho osservato in silenzio, con rispetto. È stato un momento speciale. Poi, finalmente, è arrivata la mia quarta tazza, bollente e perfetta. Il sole ha iniziato a sorgere, e con i suoi primi raggi il calore comincia a sciogliere il gelo della notte. Tra poco, la città tornerà a rianimarsi, con il suo ritmo unico e il suo caos affascinante. Sono tornato un po’ in guest house poi colazione al mio ” solito bar ” ho camminato lungo tutta la riva del Gange fino al ponte galleggiante che lo attraversa, sono al forte un indianata però credo di investire 150 rupie per entrare sicuramente il ritorno lo farò in tuk tuk perché saranno una decina di km ,ho camminato molto e non ho ancora le gambe allenate
Ramnagar Fort Varanasi – 10:40 Automobili vecchie, impolverate e rotte. Portantine antiche, anch’esse impolverate e rotte. Armi dimenticate, vecchie, impolverate e rotte. Ceramiche sfarzose, un tempo splendenti, ora vecchie, impolverate e rotte. Poi, in un angolo, un vecchio e strano orologio, impolverato e rosicchiato dal tempo. Più in basso, quasi nascosto, un tempietto piccolo piccolo, come un gioiello sbiadito tra i resti del passato. Tutto questo, a prima vista, sembra incomprensibile per un europeo. Ogni oggetto, ogni angolo, sembra un pezzo di un puzzle che non trova il suo posto. Ma basta cambiare prospettiva. Se osservi con occhi diversi, se partecipi alla gioia dei turisti indiani, improvvisamente tutto acquista un senso. Ogni dettaglio racconta una storia, ogni rottame è una pagina di un tempo che fu, ogni frammento è parte dell’anima vibrante di questo luogo. Allora, anche i 10 chilometri a piedi, sotto il sole o nella polvere, non pesano più. Diventano parte dell’esperienza, di un viaggio che non è solo fisico, ma anche interiore.
Maharaja Harishchandra Ghat 15:30- Una pira funebre brucia, avvolta dal crepitio del legno e dall’odore pungente del fumo che si alza verso il cielo grigio. Poco distante, una banda di percussionisti suona con energia, come se non ci fosse un domani, scandendo un ritmo che sembra voler tenere a bada il caos circostante. Un pappagallo svolazza sopra le teste, vibrante di colori, mentre una capretta, senza opporre resistenza, viene montata da un caprone che sembra il padrone incontrastato del momento. I bramini, apparentemente incuranti di tutto ciò, giocano a cricket, i loro colpi riecheggiano nel trambusto generale. I cani si mordono, ringhiando e abbaiando, mentre il vecchio seduto su un gradino si scaccola con nonchalance, come se il mondo intorno a lui fosse un palcoscenico irrilevante. Un turista, probabilmente europeo, osserva la scena con gli occhi spalancati, incredulo e completamente perso in questo caleidoscopio vivente. Sopra di tutto, le scimmie si rincorrono tra i tetti e le scale, un esercito di ombre saltellanti, accompagnate dal latrare insistente dei cani. E io, tra questo pandemonio che incredibilmente si svolge tutto nello stesso luogo e nello stesso momento, decido che è il momento di staccare. Vado a bermi un chai, bollente e speziato, lasciandomi avvolgere dal suo aroma e osservando ancora una volta l’India, che non smette mai di stupire. Ed è di nuovo già sera, un altro giorno è finito gran movimento di barche sul Gange. Ma come è strana questa città una via di mezzo tra Rimini e San Pietro . la spiritualità si confonde con il divertimento il divertimento si confonde con il divino. In India si sa non esistono confini la morte convive con la vita il bello con il brutto, quindi perché Dio non può essere anche divertimento. Credo che per qualche pellegrino qui presente sia la prima volta a Varanasi un sogno che si realizza vedere una puja così folkloristica il sogno di una vita. Ma quanto sono tolleranti questi indiani con i turisti europei. Potrei tranquillamente citare una frase: “I miei occhi hanno visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare.” Il turismo ignorante, quello che non si ferma mai a comprendere, che riduce ogni esperienza a un click e ogni incontro a un prezzo, è una delle cose più tristi da osservare. C’è chi scatta foto senza chiedere, chi si piazza senza rispetto nei momenti più intimi, chi pensa che con qualche rupia possa comprare sorrisi, attenzione, o persino l’anima di un luogo. Questa mentalità produce effetti devastanti. Ahimè, per chi di questo turismo ne va fiero, senza rendersene conto, si rende assolutamente ridicolo. Eppure, gli indiani sopportano tutto questo con una pazienza che ha del miracoloso. Ti sorridono, ti indicano la strada anche quando non ne hanno voglia, tollerano intrusioni nei loro rituali e nelle loro vite con una dignità disarmante. Non c’è disprezzo nei loro occhi, forse un po’ di rassegnazione, ma anche una capacità di andare oltre, di accogliere, di comprendere che l’ignoranza a volte è solo una forma di inconsapevolezza. E così, il mercato continua a vivere, i gath rimangono un microcosmo di fede e vita quotidiana, e loro, gli indiani, continuano a insegnare la tolleranza con ogni gesto, ogni sorriso e ogni sguardo, anche quando il mondo intorno a loro sembra aver perso il senso del rispetto.
12/02/2017 Domenica
Shanti Guest House – Manikarnika Ghat 06:30 Buongiorno! Dopo le riparazioni del letto, ho dormito decisamente meglio. Namaste! Oggi è domenica e ho deciso di andare a messa. Sono molto curioso. Ho cercato una chiesa su Google, una piuttosto grande che si trova vicino alla stazione. Sono arrivato prestissimo, convinto che la messa fosse alle 08:00, ma l’omino che ho incontrato mi ha detto che inizierà alle
St. Mary’s Cathedral 9:00. Nel frattempo, stanno aprendo il cancello. La chiesa è abbastanza grande e, devo ammetterlo, bella. Tuttavia, si percepisce che è fuori posto, c’è qualcosa che stona nel contesto. Aspetto tranquillo che inizi la messa alle 9:00. La chiesa è molto moderna; ciò che colpisce è che le panche sono disposte ai lati, mentre al centro c’è un grande tappeto sul quale ci si siede tranquillamente a terra. Ovviamente, i colori sono sgargianti, in pieno stile indiano. Seduto sui gradini all’esterno, assorto nella lettura del libro di Rampini sull’India, si avvicinano due distinti signori, una coppia elegante, e mi chiedono a che ora inizia la messa. Rispondo con il mio inglese un po’ incerto, ma dopo un paio di minuti mi rendo conto che sono italiani! Lui sembra più interessato a fare colazione, mentre lei vorrebbe assistere alla messa. Dopo una breve discussione tra loro, se ne vanno con il loro autista. Dopo giorni passati immerso nei suoni di campanelli e cimbali, oggi torno al silenzio di una chiesa. Sono sicuro, però, che il “Padrone di casa” sia sempre lo stesso.
11:30 Dopo la messa e la processione sono tornato a piedi passando dalla stazione di Varanasi ho scattato qualche foto ma non ho tanta voglia di usare la macchina fotografica è troppo invadente meglio il telefonino adesso vado a mangiare e poi riposo assoluto perché anche oggi ho fatto i miei quindici chilometri.
Ashish Cafe 13:00 Si mangia davvero bene, anche se la pulizia è solo apparente. Ho sbirciato in cucina ed è la classica cucina indiana: pentoloni fumanti, spezie ovunque, un caos che per loro sembra perfettamente organizzato. Naturalmente, non manca nemmeno il topolino che corre rasente ai muri, quasi fosse parte dell’arredamento. Eppure, nonostante tutto, il cibo è straordinario. Sapori intensi, Certo, se ci si sofferma troppo a pensare alle condizioni igieniche, si rischia di rovinarsi l’appetito, ma basta un boccone per dimenticare tutto il resto.
Shanti Guest House – Manikarnika Ghat 17:45 Caro diario, ti ho un po’ trascurato oggi. Dopo pranzo ho cercato Gollum (una sorta di rituale quotidiano ormai) e mi sono concesso una lunga passeggiata lungo la Main Road. La giornata è culminata con la suggestiva esperienza della puja serale, un momento di intensa spiritualità che ogni volta mi lascia senza parole. Per cena ho gustato una masala dosa, fragrante e ben speziata, poi, tornando verso la guesthouse, ho concluso la serata con un chai in compagnia di Matteo. Questa cosa del video giornaliero mi sta appassionando sempre di più; mi diverto tantissimo a catturare frammenti di vita quotidiana e atmosfere. Oggi, tornando dalla stazione, ho notato una cosa curiosa: senza nemmeno rendermene conto, riesco a percepire il tipo di quartiere che sto attraversando. C’è qualcosa di diverso nei quartieri musulmani. Poi, la sera sui ghat… Non è la prima volta che vedo i fuochi delle pire, ma è sempre difficile abituarsi. Vedere un corpo ardere, così, con la naturalezza di chi brucia un vestito logoro o un involucro vuoto, scuote dentro. È un’esperienza che ti costringe a riflettere sulla vita, sulla morte e su come tutto, in fondo, sia destinato a dissolversi in fumo e cenere.
13/02/2017 Lunedì
Shanti Guest House – Manikarnika Ghat 06:30 Buongiorno! Questa notte ho finalmente dormito davvero bene: la coperta era assolutamente necessaria, e il sonno è stato ristoratore. Ieri sera, dopo cena (una deliziosa masala dosa), per la prima volta mi sono fermato all’Underground Café, proprio sotto la mia guesthouse. È un piccolo locale di quattro metri quadrati, letteralmente sotto terra, consigliato da Matteo, l’amico genovese della porta accanto. Questo posto è gestito da un gruppo di giovani intraprendenti che hanno avviato questa startup. Bravi, furbi e intelligenti. Anche se avevo già cenato, ho preso un masala chai: 50 rupie, una quantità abbondante per qualcosa che in strada pagheresti 10. Ma l’atmosfera intima e la chiacchiera conviviale giustificano il prezzo. Stamattina mi sono svegliato presto e sono salito sulla terrazza per vedere l’alba, verso le 6:00. Il cielo si è tinto di colori meravigliosi, e la vista sul Gange mi ha riempito di pace. Alle
8:00 sono uscito e ho iniziato a percorrere i gath verso sinistra. Una volta oltrepassato il Manikarnika Ghat, l’ambiente cambia completamente: si fa molto più tranquillo, senza la pressione costante dei venditori. Finalmente ci si può sedere liberamente senza che qualcuno ti importuni con offerte di ogni genere o improbabili servizi. Sto continuando il mio progetto sui cani di Varanasi che “meditano”, e devo dire che il materiale non manca! I cani qui sembrano vivere in una dimensione tutta loro, assorti in pose che sembrano contemplative. Devo solo trovare qualche scatto particolarmente originale per arricchire la serie. Questo progetto mi sta appassionando sempre di più: un piccolo omaggio a queste affascinanti creature urbane che convivono con l’energia caotica di questa città unica.
10:40 Oggi ho comprato un legnetto per pulire i denti, uno di quei bastoncini tradizionali che usano qui, e ho mangiato un chilly bajji. Per chi non lo sapesse, è una frittella piccante ripiena di peperoncino, calda e irresistibile. Ho anche preso un braccialetto per 10 rupie: semplice, ma con quel fascino che solo gli oggetti comprati per strada possiedono. Adesso sono seduto sotto al ponte, aspettando che passi un treno. È curioso come allontanandosi dal centro della città le persone diventino più cordiali e spontanee. È un’energia diversa, più autentica, senza quella patina artificiale che spesso il turismo di massa porta con sé. Certo, il turismo porta soldi, ma lascia anche dietro di sé un mare di problemi. E non è colpa degli abitanti, ma di quel turismo mordi e fuggi che passa, scatta foto, spende qualcosa, e torna a casa senza aver capito un benedetto accidente di ciò che ha visto. Una tristezza. Qui, invece, c’è ancora quel senso di comunità e genuinità che in altri luoghi va svanendo. È un piacere stare in un posto dove le persone sorridono per il semplice fatto di vederti, senza avere sempre qualcosa da venderti o chiederti. Aspettare un treno qui, con il sole che filtra tra i pilastri e la brezza leggera del mattino, ha un sapore quasi poetico.
Dashashwamedh Ghat 15:00 Eccomi qui, a bordo di una barca che attraversa il Gange. Il costo è di 30 rupie per il tragitto, e quando l’omino grida “Bariano!” o qualcosa del genere, vuol dire che la barca fa un’andata e ritorno per la sponda opposta. Ovviamente, come accade sempre qui, la barca parte solo quando si raduna un numero sufficiente di persone. Al momento stiamo aspettando altri passeggeri, soprattutto indiani, che non mancano mai di animare il viaggio. Il rituale è interessante: molti di loro attraversano il fiume per fare un bagno purificatore sulle rive opposte. La barca si ferma per circa venti minuti, durante i quali scendono, si immergono nelle acque del Gange, si lavano, si asciugano in fretta, e poi risalgono sulla barca per tornare indietro. Il tutto ha un ritmo caotico ma affascinante. C’è una cosa che però non ho ancora ben capito: all’andata eravamo in un certo numero, ma al ritorno sembriamo di più. Dove siano spuntati gli altri passeggeri resta un mistero, tipico di questa terra dove il senso di logica a volte si piega a regole che solo qui sembrano funzionare. Forse qualcuno si è aggiunto direttamente sulla sponda opposta, o forse è solo un’impressione. In ogni caso, l’esperienza di attraversare il Gange in barca spendendo poco ha senso. Ho bevuto un chai sulla sponda di destra e uno su quella sinistra. Ormai non li conto più ma saró arrivato 10 12 chai al giorno mi sa che mi sto drogando di zenzero.
Assi Gath 17:00 Questa sera sono davvero stanco, e anche il morale è un po’ giù. Sarà che ho camminato tanto. Vediamo se riesco ad arrivare fino ad Assi Gath. Non devo proiettare il pensiero troppo avanti; devo vivere giorno per giorno. C’è un uomo che vende pifferi, e da quattro anni è qui, sempre nello stesso posto. Immagino: cosa può mai dire tutto il giorno? Cerca solo di guadagnare 50 rupie per tirare avanti. Pensare a lui mi mette in una strana malinconia. Questa sera andrò a mangiare dagli “impiccioni” dell’Underground. Così vedo quanto costa mangiare lì una sera. Al massimo mi daranno una bella pettinata, di quelle che ti piegano le orecchie. Ma a proposito, che ore saranno in Italia adesso? Devo controllare: sto davvero perdendo la cognizione del tempo.
Manikarnika Ghat 21:00 Sono venuto all’Underground Café e ho mangiato una plain omelette. Sul ghat ho incontrato un tipo strano che parla bene italiano. Non sono riuscito a inquadrarlo: sembrava disinteressato, ma resto prudente. Finirà che vuole vendermi qualcosa, magari. Comunque, sono andato a bere un chai con lui (ho pagato io). Alcune delle domande che mi ha fatto sembravano calcolate. Aspetto ancora dieci minuti, poi torno in camera.
14/02/2017 Martedì
Shanti Guest House – Manikarnika Ghat 06:40 Buongiorno. Stanotte sono successe cose decisamente ridicole. Ho dormito bene fino alle 3, quando rumori inequivocabili provenienti dalla stanza accanto mi hanno svegliato. Poi sono riuscito a riprendere sonno fino alle 6:30, ma a quel punto la scuola braminica qui vicino ha iniziato con le sue cantilene. Per non parlare delle scimmie che corrono sui tetti e fanno un casino tremendo. Le osservavo ieri mattina: si muovono in piccoli gruppi familiari, con un fare circospetto, come una banda di giovani delinquenti in attesa della giusta occasione per commettere un reato.
Varanasi City Station 08:12 La lentezza della burocrazia indiana supera di gran lunga la nostra. Ci sono voluti 12 minuti per fare un biglietto, e davanti a me c’erano solo due persone. I biglietti vengono emessi da un computer, stampati, e poi la ragazza della biglietteria li consegna. Successivamente, apre un registro di carta di mille anni fa e trascrive tutti i dati del biglietto, barrando le due matrici in suo possesso. Il risultato? Sei minuti per ogni biglietto. Di contro, l’efficienza e la facilità con cui è possibile prendere un treno in India sono inimmaginabili. Ogni treno ha un numero, e quel numero percorre sempre la stessa tratta. Inoltre, ci sono numerose app per smartphone che funzionano perfettamente, rendendo la gestione delle tratte e delle prenotazioni davvero comoda. Stamane, l’omino del risciò mi ha chiesto 150 rupie per il tragitto, ma sono riuscito a scendere a 80. Mi sono accorto che mi hanno rifilato una moneta da 10 rupie falsa. Sul treno, ho avuto una conversazione con un indiano che dice di essere un poliziotto. Parlavamo in un inglese pessimo, peggio del mio, ma siamo comunque riusciti a capirci. Abbiamo scattato anche una foto insieme. Non ho capito se fosse un militare, un poliziotto o una guardia, ma mi ha detto che il suo stipendio è di 25.000 rupie al mese, circa 325 euro. La partenza del treno era prevista per le 09:00. Effettivamente, è partito puntuale, ma dopo 50 metri si è fermato. Ora sono le 09:20, e siamo già arrivati alla richiesta del settimo selfie scattato in carrozza.
Sarnath 09:41 Sono arrivato a Sarnath. La località è decisamente turistica, e ho percorso a piedi il chilometro che separa la stazione dal sito principale. Lungo la strada, baracche e una miseria evidente, che contrasta fortemente con la fama del luogo. All’ingresso del sito archeologico, il biglietto costa 15 rupie per gli indiani e ben 200 rupie per gli stranieri. Mi sono categoricamente rifiutato di entrare. Non è tanto per la differenza di prezzo, che posso anche capire, molti indiani non riescono a permetterselo nemmeno al prezzo ridotto. Ho parlato con una signora che vendeva frutti vicino all’ingresso. Ho comprato quattro frutti per 5 rupie, buoni ma niente di speciale. Anche lei mi ha detto che ciò che si vede da fuori è praticamente identico a quello che si vede da dentro, e che potevo tranquillamente tenermi in tasca le 200 rupie. C’erano anche alcuni gruppi di famiglie indiane che non pagavano nemmeno le 15 rupie: magari erano in quattro, cinque o sei, e la spesa diventava proibitiva. Li ho osservati arrivare al cancello, spiare dentro quel poco che si poteva vedere, e poi andarsene in silenzio. Un’immagine che dice molto su come il turismo, in certi luoghi, sembra escludere proprio chi dovrebbe sentirsi più vicino a quel patrimonio.
10:26 Il tempio non mi è sembrato niente di eccezionale, almeno per noi occidentali. Immagino però che per un buddista sia qualcosa di davvero speciale, un po’ come per noi potrebbe esserlo un pellegrinaggio a Gerusalemme. Dietro il tempio c’è uno zoo in perfetto stile indiano: ti viene voglia di ridere e piangere allo stesso tempo. Dopo la visita, sono uscito e mi sono seduto su una sedia a bere una spremuta fresca, proprio davanti all’ingresso del tempio. Lì, i venditori di campane tentano in ogni modo di attirare i turisti, e fanno bene: d’altronde il turismo è il loro pane quotidiano. Arrivano gruppi di turisti vestiti come moderni Indiana Jones. Scendono dalle loro auto con aria condizionata, percorrono a malapena due metri, entrano nei giardini del tempio, scattano 300 foto, e poi escono, sempre impeccabili nei loro abiti avventurosi. Risalgono sulle auto, accendono di nuovo l’aria condizionata, e si illudono di aver visitato l’India. Poveri illusi, non hanno idea di cosa si siano persi.
11:50 E spendiamo queste 200 rupie per vedere sto parco. Il parco archeologico è bello e merita. All’interno lo stupa é meraviglioso ma tutta la zona ad est e usata proprio come parco dagli indiani quindi ci si siede e si mangia si gioca si ride in mezzo alle rovine. bel posto per meditare.
12:55 Sto mangiando un piatto di vegetable ho deciso che prenderò il treno delle 4:30 per Varanasi che sicuramente sarà in ritardo poi esco di qui e vado a bermi un chai
14:25 Sono al parco. Non ho mai visto un parco indiano “bello” secondo i nostri standard: sono tutti un po’ devastati. Per gli indiani, però, il parco non deve essere bello, ma fruibile. È un luogo vivo, pensato per mille usi: c’è chi ci viene per fare un pisolino, chi per giocare a cricket, chi per dormire o semplicemente parlare e riposare. È un punto di incontro per le coppiette in cerca di intimità e per le famiglie che cercano uno spazio all’aperto. Mentre ero seduto, ho ripreso in mano il libro di Rampini, ma poi ho deciso di rileggere Mezzanotte e dintorni a Bhopal di Dominique Lapierre. Questo posto sembra il luogo perfetto per immergersi nuovamente in quelle pagine.
16:20 Dalla località turistica di Sarnath alla stazione ci sono 900 metri, 900 metri in cui ai lati delle strade si incontra la miseria più assoluta. Per un tratto mi hanno seguito dei bambini, mezzi ignudi, che cercavano soldi. Vivono in capanne di paglia e plastica, immerse in condizioni difficili da descrivere. Poi, però, arrivi alla stazione e noti una di queste bambine che si dondola serena e sorridente su un’altalena legata a due piloni della pensilina. Contrasti così forti da lasciarti confuso, quasi incapace di dare un senso a ciò che hai appena visto. e allora cominci a non capire più un beato niente
Varanasi 20:30 Dopo la doccia, sono di nuovo in strada. Mi dirigo ad assistere alla puja e poi a fare un salto dai miei amici dei pakora. Ho mangiato anche un kachori, spendendo solo 20 rupie. L’atmosfera è così piacevole che non ho alcuna voglia di chiudermi in camera. La musica riempie l’aria, e scambio qualche parola con l’aiutante del cuoco, un ragazzo sulla ventina, alto, magro, con i denti consumati dall’uso del pan. Vicino alla guest house incontro di nuovo quell’omino con il cappellino colorato, che parla abbastanza bene l’italiano. È il proprietario della casa del tè e insiste perché vada a visitare il suo locale. Poi magari ci faccio un salto.
15/02/2017 Mercoledì
Shanti Guest House – Manikarnika Ghat 06:08 12°Gradi Buongiorno! Oggi mi sono svegliato presto con l’idea di fotografare l’alba. Sono salito in terrazza, ma non avevo fatto i conti con le scimmie, padrone assolute di questo luogo a quest’ora del mattino. Un clan numeroso e rumoroso si era insediato lì, devastando sedie e tavoli senza la minima cura o preoccupazione per la mia presenza. Ho cercato di avvicinarmi con cautela per scattare qualche foto, ma sono stato immediatamente minacciato: ringhi e movimenti aggressivi mi hanno fatto capire che non ero il benvenuto. Alla fine, ho dovuto ricorrere a un bastone per tentare di mantenere le distanze e ottenere un minimo di rispetto. Tuttavia, la loro determinazione e il loro numero erano schiaccianti. Dopo qualche inutile tentativo, ho accettato la sconfitta e mi sono ritirato, lasciando il terrazzo a quei piccoli tiranni pelosi.
Manikarnika Ghat 06:48 -17°Gradi Anche oggi sono uscito presto e ho iniziato la giornata con un chai vicino alle pire funerarie. Anzi, ne ho bevuti due, spendendo 10 rupie in totale. L’atmosfera era intensa e surreale, come sempre in questo luogo dove la vita e la morte si intrecciano senza soluzione di continuità. Dopo essermi allontanato un po’ più a sud, ho notato una signora seduta in meditazione che intonava il mantra “OM”. Mi sono avvicinato e, trovando una piattaforma libera accanto a lei, mi sono seduto anch’io. Ho incrociato le gambe e ho deciso di provare a meditare. Devo dire che è stato un momento davvero speciale. Sarò rimasto lì circa dieci minuti, ma quando ho riaperto gli occhi mi sono sentito come se mi fossi appena svegliato da un lungo e profondo sonno. Un’esperienza rigenerante, bella, davvero bella.
Raja Gwalior Ghat 07:50 17°Gradi Che simpatico incontro questi ragazzi cercano di sviluppare lo sport della mountain bike acrobatica in India simpatici divertenti quasi fin troppo timidi ho chiesto loro un biglietto da visita insomma mitici. Come sempre in India, una puja suona , un bramino si lava nel Gange , un bambino caga all’aperto è un cane se ne sta come sempre a pochi passi immobile a dormire , qualcosa di inatteso , inaspettato ,sorprendente accadde ,tre ragazzotti con tre bici colorate si divertono come fossero a Miami.
Ravidas Mandir 08.50 17°Gradi Legati per sempre. Come mi piace il simbolismo di quel nodo, che sottolinea un legame indissolubile, eterno. In questi giorni, tanti sposi colorati, con corteo al seguito, si recano in riva al Gange per la puja. Qui, lontano dal centro, arrivano famiglie meno abbienti, e tutto assume un’atmosfera più intima e autentica. I vestiti sono meno sfarzosi, le stoffe meno pregiate, e il numero degli invitati è più contenuto: segni evidenti di una celebrazione più modesta ma non meno sentita. C’è una bellezza particolare in questa semplicità. Il paggetto poi è tenerissimo: indossa un abito che sembra preso in prestito e scarpe così grandi che cammina a fatica, inciampando ogni tanto, ma sempre con un sorriso stampato in volto. Attorno, i parenti ridono e lo incoraggiano, mentre l’aria si riempie del suono di campanelle e canti. Anche in queste piccole cose si percepisce l’intensità di un legame che non si scioglierà mai.
Raj Ghat Varanasi 09:55 22°Gradi Ho comprato 17 braccialetti per 150 rupie. Ho fatto contenta un’intera famiglia, e la contrattazione è stata lunga ma davvero divertente. Ho provato a usare i numeri in hindi, strappando sorrisi e risate a tutti quando storpiavo qualche parola o frase. Si vedeva che apprezzavano il mio sforzo, e il loro divertimento era contagioso. Alla fine, sono riuscito a portare a casa i braccialetti e un’esperienza che ricorderò con piacere. Penso proprio che tornerò da loro: non solo per acquistare qualcosa, ma per rivivere quel momento di complicità e simpatia.
Ashish cafe – Assi Ghat 12:40 23°Gradi Come si può notare: camicia nuova, anche se il colore è quasi uguale. L’ho scambiata con i cappelli rossi. Abbiamo trattato: quattro cappelli per una camicia, ma poi ne ha voluto uno in più perché, a quanto pare, sono in cinque in famiglia. Come se non lo sapesse già prima! Sono affaristi nati. Non avevo voglia di portarmi quei cappelli fino a Delhi, così ho accettato lo scambio e ho fatto contenti i ragazzi. A Delhi, quei cappelli li avrei buttati, quindi è stato meglio così. Adesso vado a mangiare. Provo l’Himalaya Ristorante, che si trova proprio in riva al Gange. Oppure torno all’ Ashish cafe Pranzato con vegetable chowmei non so se prendermi anche una frittata ho un pelino di mal di ventre stamattina sono disidratato devo bere di più. Sono seduto davanti al tempietto di Teddy ho chiesto di lui e sono stato qui più volte ma lui non c’è e non lo conosce nessuno , mi sa che lo hanno grigliato e se lo sono bello che dimenticato
Assi Ghat 15:33 25°Gradi
Quando spariranno i fornelli a carbone per il chai
Quando spariranno i cani
Quando spariranno le vacche
Quando spariranno i bufali
Quando spariranno i bufali con I corvi in testa
Quando spariranno i pescatori
Quando spariranno i corvi
Quando spariranno le scimmie
Quando spariranno gli sputi sui muri
Quando spariranno le urla dei bambini
Quando spariranno gli aquiloni
Quando spariranno i piatti di foglie
Quando spariranno I lavatoi
Quando spariranno i panni stesi
Quando spariranno i segni di urina sul muro
Quando spariranno gli uomini che pisciano sui muri
Quando spariranno le donne in saree
Quando spariranno le pire funebri
Quando spariranno gli uomini che giocano a carte
Quando spariranno i venditori di ogni cosa
Quando spariranno i compratori di ogni cosa
Quando spariranno i Baba veri
Quando spariranno i Babà finti
Quando sparirà il cricket di Strada
Saranno spariti i suoni
Saranno spariti i colori
Saranno spariti gli odori
Varanasi non sarà più Varanasi e il mondo non sarà più il mondo
Manasaronav Ghat 17:15 21°Gradi Ultima serata a Varanasi non rientro neanche un attimo in Guest House me la godo tutta vorrei fermarmi ancora ancora e ancora. Ho regalato gli ultimi due cappelli alla mia amica delle collane. Mi ha detto che siamo amici e, per dimostrarlo, mi ha invitato a casa sua domani sera, quando sua figlia tornerà da scuola, per mangiare insieme. Sono molto fiero di me stesso: ho fatto una bella conversazione in inglese, ci siamo intesi alla perfezione! C’era anche una ragazza accanto alla venditrice di collane, insieme al suo compagno russo, che è un artista. Non ho avuto il coraggio di dirle che domani sera ho il treno e che non potrò accettare l’invito. Adesso vado a mangiarmi delle pakora!
Manikarnika Ghat 19:22 16°Gradi Sono a bere chai e mi scaldo con il calore delle pire funebri poi andrò a mangiare all’underground caffè così almeno li saluto per l’ultima sera
16/02/2017 Giovedì
Shanti Guest House – Manikarnika Ghat 05:55 13°Gradi Anche questa mattina sono già in piedi. La porta della guesthouse è sempre chiusa, ma ormai ho capito il trucco: bisogna picchiare forte i piedi per terra, e l’omino addormentato si sveglia. Poco dopo arriva, assonnato e rotolante, ad aprire la porta con il suo lucchettone gigante. Per sbloccarlo servono almeno tre strappi decisi, accompagnati da un rumoroso cigolio che sembra svegliare anche la strada. Oggi mi sento carico, perché ho con me le due aste da selfie che ho intenzione di scambiare per qualche rudraksha. Ho anche due magliette che lascerò in giro, come souvenir improvvisati o piccoli regali. Per cominciare la giornata, però, ci vuole un buon chai. Seduto a un banchetto di strada, sorseggio la mia tazza fumante mentre osservo la città che lentamente si risveglia, tra voci, campanelli di biciclette e i primi raggi del sole che scaldano i ghat. Dieci minuti di meditazione mentre il sole sorge e i turisti continuano a fare il loro giro sui ghat in gruppi numerosi con lo zaino appeso sul davanti. io li odio. Varanasi anche oggi si sveglia nonostante tutto.
Brahma Ghat 08.15 17°Gradi Questa mattina nell’ordine
- Un topo morto
- Un piccione morto
- Un bufalo morto
- Un cane morto
- Una scimmia morta
- Un pesce morto
- Non ho mai visto un gatto morto
- Ma neanche vivo
Allora operazione RUDRASCA conclusa. Allora 50 pezzi a 50 rupie cadauna 2500 rupie.Gli ho venduto le due aste da selfie a 500 rupie ad asta 2500 -1000=1500 per 50 pezzi.Poi gli dato. 1250 rupie. Insomma fra le aste e i contanti gli ho dato €1500 perché diviso 50 fa1500. 30 rupie , in euro 45 centesimi x mala. affare fatto o almeno credo.
Dosa cafe 16:12 22°Gradi Conosco bene la città vecchia, anche se a volte mi capita di girovagare a vuoto. Tuttavia, riesco sempre a ritrovare subito la strada, muovendomi sicuro e tranquillo tra i vicoli intricati e rumorosi. Devo prendere il treno alle 7:00, quindi sto tornando in albergo. Prima, però, mi fermo a fare scorta di pakora per il viaggio: uno spuntino semplice ma perfetto per affrontare le ore di treno. Sulle rive del Gange, stamattina, è arrivato un esercito colorato: un vero e proprio plotone di Baba camminava spedito verso est. Tra loro, i più fieri e imponenti erano i Naga Baba, completamente nudi. Sono i più temuti, i più potenti e anche i più rispettati. Si dice che, se vogliono, possono lanciare una sorta di malocchio in grado di compromettere il tuo karma per sempre. Prima di rientrare, ho comprato un altro kurta arancione per 130 rupie. Mi piace quel colore acceso, così simbolico, che sembra portare con sé l’energia e la vitalità di questi luoghi.
Manduadih 18:00 22°Gradi Il Shiv Ganga Express parte da Varanasi alle 19:35, ed era già arrivato in stazione quando sono giunto anch’io. Ho fatto il viaggio per raggiungerla su un risciò elettrico, condividendo il tragitto con due distinte signore, entrambe cariche di pacchi. Abbiamo addirittura accompagnato le due donne fino alla loro casa, dove un portinaio e un maggiordomo le hanno accolte sulla porta con grande deferenza. Una volta arrivato in stazione, sono rimasto piacevolmente colpito dalla pulizia del luogo, decisamente sopra la media rispetto a tante altre stazioni indiane. Ho approfittato del tempo prima della partenza per mangiare le pakora che avevo comprato e per prendere una bottiglia d’acqua. Tuttavia, ho dovuto affrontare l’assalto delle zanzare che mi hanno massacrato i piedi, costringendomi infine a indossare le calze: una soluzione semplice, ma che ha reso la situazione molto più sopportabile. Lascio Varanasi con molto dispiacere. È una città che non smette mai di sorprendermi. Ha un’aura unica e misteriosa, tanto da essere davvero “eterna”: puoi venirci infinite volte, eppure non riuscirai mai a capirla del tutto. È un luogo che sfugge a qualsiasi logica, ma che proprio per questo ti conquista. Nel treno, l’atmosfera è vivace e caotica. Le persone saltano su come cavallette, caricando bagagli e pacchi con destrezza. Alcuni di loro non sembrano possedere molto: indossano abiti semplici e hanno un’aria dimessa. Eppure, quando meno te lo aspetti, sfoderano smartphone da sei pollici di ultima generazione. Uomini d’affari, mamme, bambini, intere famiglie e ragazzi riempiono i vagoni, ognuno con la propria storia e il proprio mondo. Nonostante il caos, c’è qualcosa di affascinante in tutto questo movimento, in questo viaggio collettivo che unisce destini diversi sullo stesso treno, almeno fino a domattina quando se dio vuole saremo a Delhi. 19:45 E si parte. Il treno comincia a muoversi lentamente, quasi con esitazione, come se si preparasse a lasciare dietro di sé la magia di Varanasi. Due fischi squillano nell’aria, come un invito a mettersi in viaggio, un segnale di partenza che sembra dire: “Dai, andiamo!”. Non passa nemmeno un minuto, e a bordo inizia subito il frenetico via vai di un servizio impeccabile. I venditori frecciano per i corridoi con sorprendente velocità, ognuno con il proprio assortimento di prodotti. C’è chi propone chai o cose da mangiare. È un movimento continuo e organizzato, un balletto spontaneo che si ripete a ogni viaggio. Tra tutti, i venditori di chai si distinguono per la loro abilità. Con una piccola fontana color nocciola, versano il tè bollente direttamente nei bicchierini, senza mai sbagliare un colpo. Il profumo intenso di masala si diffonde nell’aria, mescolandosi ai suoni del treno. Gridano incessantemente, attirando l’attenzione dei passeggeri con il loro canto inconfondibile: “Chai, chai, garam chai!”. Il treno prende lentamente velocità, mentre il ritmo incessante di questi venditori diventa parte integrante dell’esperienza di viaggio. È un microcosmo in movimento.
Railway level crossing 05.50 14°Gradi Freddo freddo freddo cazzarola quanto freddo ho preso. Benares, mon amour. Già mi manca. Mi manca nella sua assurdità, mi manca nella sua confusione. Mi mancano le passeggiate sui ghats, i mille venditori di chai che si trovano ad ogni angolo, le preghiere del mattino che risuonano nell’aria e le dispettose scimmie che saltano sui tetti. Mi mancano le rumorose processioni funebri, cariche di emozioni e ritualità, e il corso del fiume, lento, quasi impercettibile, eterno. Mi mancano le sue albe dai colori struggenti e la spiritualità che avvolge ogni istante della giornata.Mi manca quella schiettezza che, come una madre severa, ti ricorda in ogni momento che tutto ha un divenire, che nulla è immutabile. Forse è proprio questa la magia di Benares. Sembra sul punto di crollare, schiacciata dal peso dei suoi anni e delle sue contraddizioni, eppure è ancora lì, sulla sponda destra del Gange, immobile eppure viva, pronta ad accogliere il sole ogni mattina, sempre fedele al suo ruolo di città eterna. Benares non è solo un luogo, è uno stato d’animo, una filosofia. E, anche da lontano, non smette mai di chiamarti.
17/02/2017 Venerdì
New Delhi Paharganj 10:59 22°Gradi Cazzarola sto cercando di cambiare i soldi ma meno di 69 non trovo più di 69 non mi danno, euro di merda sta cadendo a picco Con i numeri in hindi si risparmia. La bicicletta da 150 è scesa a 60 rupie sono diretto al punto della cremazione di Gandhi l’ho già visto 3 volte ma tutte le volte è una tappa fissa se si passa da New Delhi
New Delhi Paharganj 16:59 24°GradiAllora, allora… Questo hotel, per i miei standard, è davvero costoso, ma almeno mi ha permesso di fare una doccia calda dopo otto giorni. Poi sono uscito. Nuova Delhi non è cambiata per niente in questi due anni; anzi, se possibile, è ancora più caotica.Ho passato mezza giornata nella vecchia Delhi, un’esperienza intensa. Sono tornato in metropolitana, ed è stato devastante: neanche le bestie vengono caricate in quel modo! Perché non viene qui a fare un servizio sul maltrattamento degli umani Striscia la Notizia? Ho sistemato un po’ di cose e tra poco esco a cena. Ho visto un posto vicino alla stazione che prepara il Masala Dosa. Per il ritorno credo di fermarmi qui solo una notte, perché questa città stanca davvero troppo. Giusto il tempo di fare gli acquisti necessari e poi via, fuori dalle balle. 17:40 Caspita, non riesco a fare nemmeno 100 metri senza mangiare qualcosa! Ho trovato uno che frigge patate con il limone sopra, e cosa faccio? Passo senza assaggiarle? Ovviamente no. Poi, 50 metri dopo, trovo un altro che prepara un brodo di patate, e cosa faccio? Non lo mangio? Certo che no, anche perché era con le cipolle. Ancora 30 metri e incontro qualcuno che fa il chai. Alla fine ho speso ben 60 rupie, e ne è valsa la pena. A proposito, un piccolo dettaglio interessante: quando in India il venditore di chai, di sigarette e altre cose comincia a vendere anche carta igienica, vuol dire che sei in una zona frequentata da turisti stranieri. 19:25 Allora è proprio vero se il ristorante è molto frequentato dagli indiani si mangia bene non sono stupidi amano il buon cibo e al giusto prezzo.
18/02/2017 Sabato
New Delhi railway station 05:45 14°Gradi Arrivo al controllo bagagli della stazione di New Delhi, e un omino, con fare sbrigativo, mi chiede dove devo andare. Subito tenta di mettere in piedi la classica truffa: mi informa che i treni sono stati cancellati. Tutto questo accade alle 5:45 del mattino! Evidentemente il “servizio di truffa” qui è attivo 24 ore su 24. A quel punto, con calma, tiro fuori il mio telefonino e apro l’app delle ferrovie indiane. Gli mostro chiaramente che il mio treno non è stato affatto cancellato. Lui si ammutolisce all’istante, visibilmente spiazzato, e decide di ignorarmi del tutto, tornando alle sue “mansioni” con una finta indifferenza. Che dire? Anche alle prime luci dell’alba, bisogna sempre stare sul chi vive! 06:00 Sono riuscito a farmi riparare la cerniera della borsa. I costi erano due: un cursore da 50 rupie oppure uno da 100 rupie. Ovviamente il cursore più costoso già mi “puzzava”, considerando che un borsone nuovo ne costa appena 200. Ma non importa, decido di aiutare questa piccola “start-up”. Scelgo il cursore da 50 rupie, e lui dice subito “ok”. Lo prova, e – come volevasi dimostrare – il cursore non va bene. Serve necessariamente quello da 100 rupie. Che strano, vero? Chissà perché ne avevo la certezza fin dall’inizio! A volte, più che un riparatore, sembra di stare davanti a un illusionista… ma va bene così. Almeno la borsa è sistemata!
Treno 07:58 17°Gradi Il servizio a bordo è degno di nota. Colazione: Quotidiani, Bottiglia d’acqua, Succo di limone, Colazione,Tea con biscotti. Servito da personale in t short giallo e verde con la scritta doon’s Alle 9.00: Polpette veg con 3 patatine fritte e 22 piselli. Pane burro e marmellata e ancora chai. Ci sono due doon’s per vagnone è come stare in aereo solo che sono più simpatici. Nota a margine: la maggior parte dei viaggiatori non ha mangiato vegetariano. Ore 9,40 i doon’ s passano per il tips. Come ė rassicurante vedere passare questi anziani e baffuti militari con il fucile in spalla , sembrano vecchi cacciatori di fagiani ma la sicurezza a bordo è garantita. 10.20 Dopo quattro ore di treno, finalmente un po’ di compagnia indiana. Dal finestrino osservo il paesaggio: piccoli appezzamenti di terra, circondati da esili alberi, si susseguono in un mosaico di colori. Verde, marrone, giallastro, tutto sembra immutabile. Qua e là si intravedono modeste abitazioni, stagni dove si specchiano aironi, bufali e vacche che si muovono placidamente. Uomini e donne sono al lavoro nei campi, accovacciati all’indiana, con gesti lenti e metodici. Non un trattore, non un sistema d’irrigazione moderno. È la stessa India che ricordo di 25 anni fa, ferma nel tempo, come se il progresso avesse deciso di passarci accanto senza disturbare troppo. C’è però una differenza, una presenza costante che oggi si nota ovunque: i pali della telefonia. Schierati come soldatini sull’attenti, al servizio di un progresso che ha portato il 4G anche qui, nei villaggi più remoti. E infatti, non perdo mai la connessione.
Haridwar 11:50 22°Gradi Sono sceso dal treno e, giusto il tempo di passare in toilette, ho trovato subito il bus per Rishikesh. Costo del biglietto: 35 rupie. Naturalmente, era stracarico, come succede spesso in India. Sono salito con lo zaino sulle spalle e, senza volerlo, ho pestato in faccia un ragazzo dall’aria da fighetto, con occhiali Ray-Ban di marca e un orologio d’oro luccicante. Non l’ha presa benissimo, si è un po’ incazzato, ma alla fine non ha detto nulla. Il tragitto è di 25 chilometri, ma alla velocità del nostro bus ci vorrà almeno un’ora e mezza per arrivare. E finalmente eccolo: il Gange. Qui l’acqua sembra sorprendentemente pulita, come un fiume della Valtellina. Efficienza e arretratezza, o forse il contrario, se vogliamo. Sono su un bus diretto verso la mia destinazione. Andiamo sì e no alla velocità di un ciclista ben allenato. Siamo stracarichi, ma questo è normale, una scena che ho già visto mille volte. La particolarità? La macchinetta del bigliettaio. Tutti, dico tutti, pagano 35 rupie senza discussioni. Dopo 5 o 6 chilometri, appena fuori città, il bus si ferma improvvisamente. Sale il “controllore del controllore”: verifica i biglietti emessi e conta i passeggeri a bordo. Praticamente, il bigliettaio viene controllato a caso, senza preavviso. Di fianco a me c’è un vecchietto con una tosse tremenda. Ogni tanto sputa fuori dal finestrino, ma a questa velocità mi chiedo se arriverà mai a destinazione. Se continuiamo così, rischio che “lo mettano via” prima di arrivare.
Rishikesh 14:50 22°Gradi Località molto, molto, molto turistica. Questi centri yoga hanno attirato una moltitudine di europei che dell’India non vedono e non conoscono nulla. Attirati dallo yoga, atterrano a Delhi, vengono qui a Rishikesh, tornano a Delhi e poi a casa, magari anche per un mese, ma senza aver mai davvero conosciuto il Paese. Ho ordinato un masala dosa, ma anche lui non è più quello di Varanasi. Non è speziato, non sa di niente. Se lo dai a un indiano del Sud, te lo tira in testa senza pensarci due volte. Per non parlare dell’assurdità: si sono inventati anche il banana dosa! Tanto per essere in tema, il masala dosa costa 60 rupie. E per quello che è, mi sembra anche troppo. Sinceramente, come primo impatto, questa località non mi entusiasma molto. Ci sono in giro un sacco di stranieri, tutti studenti delle scuole di yoga, o almeno la maggior parte di loro. Posso affermare con una certa sicurezza che un buon 80% di questi è di genere femminile. Domani mi farò un giro qui in zona e cercherò il miglior prezzo per noleggiare una Royal Enfield. Voglio essere pronto, dopodomani, per partire verso Dev Prayag. Ormai che sono qui, è un’occasione da non perdere. La località è frequentata anche da un buon numero di indiani, soprattutto quelli che arrivano per una gita di un giorno. A loro dello yoga non importa assolutamente nulla. Per loro, questo posto è più che altro una sorta di parco divertimenti, famoso per attività come il rafting e il bungee jumping. Vediamo come prosegue, ma per ora l’atmosfera mi sembra un po’ troppo “commerciale”.
19/02/2017 Domenica
Tapovan 06:5 13°Gradi Fa un po’ freddino stamattina e, a quanto pare, è ancora buio. Qui il sole arriva circa un’ora e mezza più tardi, ma io continuo a svegliarmi alle 5:00, come se il mio corpo fosse impostato su un orologio tutto suo. Questa mattina ho finito di guardare il film Passaggio in India. L’ho visto in tre puntate, prendendomi il tempo per assaporarlo. Trovo affascinante il personaggio di Richard: il suo modo di osservare e interagire con un mondo così diverso dal suo mi colpisce profondamente. Mi piace come rappresenta il confronto tra culture, a volte pacifico, a volte pieno di incomprensioni, ma sempre intenso. Adesso esco per fare colazione. Oggi ho deciso di dedicarmi un po’ alle foto: finora ne ho scattate pochissime, forse perché mi sono lasciato trascinare dalla semplice contemplazione della bellezza intorno a me.
Laxman jhula 07:49 14°Gradi Sto bevendo un chai con un sadhu incontrato per strada, un uomo dalla lunga barba bianca e occhi sereni, vestito solo con un semplice dhoti arancione e uno scialle logoro che cerca di proteggere dal freddo. Non parla molto, ma la sua presenza è rassicurante. Non stressa, non chiede nulla, sembra che abbia trovato una pace interiore che pochi possiedono. Si percepisce che vive nel momento presente, senza pensieri che lo tormentano, se non quello di arrivare a domani, con l’aiuto di Dio. Con gesti lenti e tranquilli, si è acceso una bidi, il piccolo sigaro indiano che emana un odore pungente e terroso, quasi come un Toscano. Il fumo si mischia al vento freddo, creando spirali danzanti che si perdono nell’aria. Io resto qui, seduto accanto a lui, senza fretta. Tanto ho tempo. Ogni tanto lo vedo sbirciare nel mio telefonino, curioso forse di quello che sto facendo, ma senza invadere. Sembra quasi un gioco: vediamo chi si alza per primo. Intorno a noi, il paesaggio è immerso in una luce pallida, quasi surreale, con il vento che soffia impetuoso e fa vorticare polvere e foglie secche. Il chai caldo mi riscalda le mani e l’anima, mentre osservo la gente che si muove frenetica per le strade, stretta nei propri scialli e giacche. Se domani il vento sarà così forte e il freddo così pungente, posticipo il noleggio della moto. Non avrebbe senso affrontare un viaggio con questo clima. Da qui, vedo partire delle jeep affollate, con uomini, donne e bambini stretti l’uno all’altro. Sono pellegrini diretti verso qualche tempio arroccato sulle montagne vicine. Le jeep caricano i passeggeri fino all’inverosimile, con qualche giovane che preferisce viaggiare seduto sul tetto. Più tardi chiederò informazioni, perché la loro destinazione mi incuriosisce: quali divinità vanno a visitare? Qual è il richiamo che li spinge a mettersi in viaggio con questo vento tagliente?
Tapovan 08:55 14°Gradi Ho spaccato i sandali e adesso o cerco un riparatore o compro un paio di ciabatte. Allora a Varanasi un masaladosa costava delle 35 ore 40 rupie in strada 60 come a Nuova Delhi qui a Rishikesh in un ristorante carino di nome Madras Cafè 90 rupie. Un’altra cosa il Vikram per scendere giù a Rishikesh centro da Tapovan costa 10
Laxman jhula 17:09 19°Gradi Stasera ho assistito a un tramonto spettacolare sul Gange. Purtroppo, oggi ho avuto problemi con la batteria del telefonino e non sono riuscito a salvare tanti post. Riassumendo la giornata, sono sceso in città, a Rishikesh centro , per far aggiustare i miei sandali che si erano rotti. Trovare un calzolaio non è stato semplice: qui i riparatori di scarpe non sono così frequenti come in altre città dell’India. È meraviglioso stare qui senza fare nulla, senza pensare a nulla. Senza preoccuparsi del tempo che scorre, senza dover pianificare il futuro o rivangare il passato. Non penso a cosa farò domani, a cosa ho mangiato ieri o a cosa dovrò mangiare. Non penso… semplicemente non penso. Tanto, il sole scende comunque, e nessuno può fermarlo. Oggi, giù al Trivani Ghat, ho notato un bambino sordomuto che recuperava i fiori galleggianti dal Gange. Con questi, aiutava una ragazza a ricostruire i cestini per la puja, che poi venivano venduti a 10 rupie l’uno. Una piccola “startup” giovanile, davvero affascinante. L’ho osservato a lungo: era il più intraprendente del gruppo, il più sveglio. Mi ha colpito moltissimo il gesto che ha fatto per spiegarmi che era sordo: ha mimato il movimento di staccarsi le orecchie e gettarle a terra, accompagnandolo con un sorriso simpaticissimo.
20/02/2017 Lunedì
Tapovan 08:22 16°Gradi Stamattina in un battibaleno ho le noleggiato la Royal Enfield va che è una meraviglia le spese: 1000 rupie per la moto 50 rupie per il casco 600 rupie di benzina. La strada è molto divertente sono tutte curve nella foresta ci sono tantissime scimmie ai lati della strada anche quelle bianche grosse. Ci sono grossi camion che in salita fanno un fumo nero incredibile e vanno a passo d’uomo poi in discesa vanno giù come dei pazzi. Non ho fretta di arrivare di quando in quando mi fermo a fare qualche fotografia me la voglio godere tutta.
Devprayag 12:20 21°Gradi Dove nasce il Gange. Non ho tante cose da dire e alla fine sono qui emozionato come un bambino.
Ho mangiato degli spaghetti vegetali spettacolo fatti dal cuoco discutibile. il posticino è piccolo ma lavora tanto.Ha già fatto tre spaghetti e una cosa d’asporto.Ho fatto 100 rupie di benzina più che altro per cambiare i soldi perché avevo solo un 500 il tempo si sta annuvolando non vorrei mai prendere l’acqua sarebbe una brutta roba. Giusto per aggiungere una nota ho speso 35 rupie per mangiare.
On road 16:33 17°Gradi Mi sono fermato a bere un chai lungo una strada che attraversa campi di riso. Le piccole risaie, sono verdi e brillanti sotto. A sorvegliare il raccolto ci sono una decina di donne. A turno imitano il verso del corvo, un suono gutturale che riecheggia tra i campi, e lanciano sassi per scacciare gli uccelli che si avvicinano al riso. Ogni tanto fanno oscillare un lungo filo, a cui sono attaccati sacchetti di plastica che svolazzano rumorosamente, creando un’illusione di movimento che tiene lontani i volatili. È un lavoro paziente e continuo, che richiede dedizione e attenzione: passano così l’intera giornata, a difendere il frutto della loro fatica. Mi siedo su una sedia di legno traballante accanto a un piccolo chiosco, dove un anziano prepara il chai con gesti lenti e precisi. La tazza che mi porge è indolita, sembra la tazzina di un vecchio corredo nuziale. Non avevo mai bevuto un chai, servito in una tazzina di porcellana.Intorno a me, la vita scorre tranquilla. . Gli uccelli, testardi, continuano a volteggiare sopra le risaie, ma le donne non mollano: ogni loro gesto è un piccolo atto di resistenza contro la natura stessa, per proteggere il loro raccolto.
Laxman jhula 20:49 11°Gradi Rishikesh è la goa del nord tanti tipi strani vastiti anni 60 , sesso droga e rock and roll ops yoga yoga e Sai Baba , i vestiti sono quelli , i rasta , i capelloni , gli orecchini , le collane di rudraska , le mani giunte prima di mangiare , i piedi nudi e il bindi , tutti gli accessori sono a posto ma manca la sostanza , manca l atmosfera , come un bel fiore , privo di profumo.
21/02/2017 Martedì
Tapovan 06:50 11°Gradi Buongiorno mondo. Questa notte ha fatto temporale anche ora sta piovendo e fa molto freddo il cielo è coperto da nuvole nere. Ciò non impedisce ai trasportatori di sassi a dorso di cavallo di fare il loro lavoro questa mattina come tutte le mattine il rumore degli zoccoli mi ha dato la sveglia. Volevo scendere giù in centro camminando sulla sponda sinistra del Gange ora vediamo se il tempo me lo permette. Namaste
Laxman jhoola 07:19 11°Gradi Sono seduto dopo il ponte, osservando il mondo che si muove e si risveglia. Davanti a me si dispiega un’umanità variopinta, ognuno impegnato a fare ciò che deve fare, a pensare ciò che deve pensare, a progettare ciò che deve progettare. Persone immerse nella vita di tutti i giorni, nel fluire delle loro abitudini, preoccupazioni e sogni. Ed eccomi qui, spettatore non pagante del più grande e affascinante spettacolo del mondo: l’umanità. Mi godo questa scena fatta di colori, suoni e odori, dove ogni gesto, ogni passo sembra raccontare una storia. Il profumo intenso del coriandolo e della cipolla mi raggiunge all’improvviso, portato dal vento. Proviene probabilmente da una bancarella poco distante, dove qualcuno sta già cucinando per chi passa. È un aroma familiare e avvolgente, che mi fa venire fame e mi riporta ai sapori di questa terra, semplici e incredibilmente vivi. Intorno a me, tutto si anima: un uomo con una bicicletta carica di verdure passa in equilibrio precario, mentre una donna in sari cammina con una brocca d’acqua sulla testa, dritta e fiera. Un gruppo di bambini ride e corre verso la scuola, mentre un cane sonnecchia pigramente ai margini della strada. Io rimango seduto, senza necessità di fare altro che osservare.
Rishikesh 08:50 12°Gradi Il pellegrinaggio è una cosa che va fatta a piedi stavo cercando ashram dei Beatles ma siamo nel periodo di maha Shivaratri è più avanti sulla strada ci dovrebbe essere un tempio di pellegrinaggio una processione continua di Uomini e Donne ognuno con in mano una bottiglietta di plastica contenente l’acqua del Gange si dirige rumorosamente coloratissimamente festosamente a onorare Dio. Io li seguo e vediamo cosa succede.
Rajaji National Park 10:55 17°Gradi Sto camminando da due ore non so dove sto andando non so quanto manca ad arrivare non so dove. seguo il flusso delle tante persone che camminano. non ho i soldi in piccolo taglio e ho una sete bestiale.
Shri Neelkanth Mahadev Temple 12:15 12°Gradi Ho camminato per tre ore a salire adesso me ne aspettano altre tre a scendere mi mancava un pellegrinaggio in India ho fatto anche quello senza saperlo bella storia. Certo caro Shiva che con tutte le richieste che hai da tutti i pellegrinaggi che ti fanno visita sarai pieno di lavoro. quindi per le mie richieste ci spero poco.
- Ho camminato tanto
- Ho stretto tante mani
- Ho incrociato tanti sguardi
- Ho mangiato tanti Pacori
- Ho visto tutti i colori del mondo
- Ho sentito tutti i suoni del mondo
- Ho visto mutande in testa
- Ho visto tante ciabatte rotte
- Ho visto un sentiero devastato
- Ho visto bambini trasportati in ogni modo
- Ho visto uomini strisciare
- Ho visto anziani genitori portati a braccia
- Ho visto compagnie di ragazzi salire per mano
- Ho visto il Gange scorrere
- Ho visto donne in sari sedute ovunque
- Ho visto migliaia di taniche di acqua
- Ho visto l’arancione ovunque
- Ho visto Santoni e storpi
- Ho visto l’India
Rishikesh 17:50 13°Gradi non rientro in camera resto fuori sono qui in spiaggia a vedere il tramonto ho fatto il bagno nel Gange. Andrò a cena un po’ presto poi ritiro in camera a fare una doccia e non esco più , oggi penso di aver fatto 25 km a piedi sono uscito alle 7:30 questa mattina e rientrerò in camera per le 9:00. È assolutamente tranquillo questo posto ė pacifico ma non privo di vita ,è calmo ma non statico , è lento ma non noioso. Sono passato a ritirare le cose lavate dalla signora, non erano pronte. Le ha stirate al momento con un ferro da stiro a carbone ce non pesava meno di 7 kg.
22/02/2017 Mercoledì
Hotel Hills Herityage 08:09 8°Gradi Stanotte dormito anche troppo ,sveglia alle 6:47 incredibile. Ho pigramente passato del tempo in camera fino alle 8,00 a fare video e sistemare foto. Ho finito le mutande stamattina esco senza e devo assolutamente comprarne almeno 3 paia. 08:54 I gruppi di scimmie appostate vicino al ponte sono le ladre più scaltre malefiche , infingarde impostori al mondo. Commettono i più efferati crimini impunemente tra le risate dei derubati. 09:27 8°Gradi Tanti turisti è vero, ma non riescono comunque a snaturare l’India. Resta un mondo a parte non tutti ovviamente. Capita di vedere ragazze in fusò e canottiera scollata. Vero, devi fare yoga, ma vestita così fallo a casa tua. Tolleranti, accomodanti, ospitali, sono dei santi questi indiani e poi ci sono loro, i turisti indiani rumorosi colorati festosi. la gioia di vivere i persona. Cazzo sono in vacanza e me la godo proprio tutta, sembra essere il loro motto
Rishikesh 11:50 18°Gradi La prima tappa del pellegrinaggio è qui: ci si ferma, ci si lava nel Gange, si riempiono le bottigliette d’acqua, le si lega in vita con una cordicella, e si inizia il pellegrinaggio a piedi. Beh, io ieri mattina prima ho fatto il pellegrinaggio e poi sono venuto in riva al Gange. Non penso che Shiva si arrabbi.
Permarth Niketan Ashram 12:15 18°Gradi Il portinaio cerca di impuffarmi 300 rupie. Sti preti. arancioni, verdi, bianchi, gialli, tutti uguali attaccati ai soldi e basta. Seva è la parola in hindi per dire servizio è molto usata negli Hashram, dove ognuno quotidianamente svolge un compito per il bene della comunità. Quanti nostri ragazzi e non solo avrebbero bisogno di un mesetto di Seva. 12:45 E oggi esageriamo andiamo in un ristorante indianamente lussuoso. Masala dosa, acqua tasse e pagliaccione gigante all’ ingresso che suona la campana quando entri. 100 rp
Hotel Hills Herityage 21:09 8°Gradi Sono tornato in camera senza prima aver bevuto il mio ultimo chai, quel bicchiere caldo e aromatico che sembra sempre un abbraccio di spezie e dolcezza. Giornata trascorsa a gironzolare lungo le rive del Gange a Rishikesh. Ho osservato i pellegrini intenti nei loro rituali, qualcuno cantava mantra con occhi chiusi, altri si immergevano nelle acque sacre con una serenità che sembrava contagiosa. Ho passato un paio d’ore in spiaggia a prendere il sole, ascoltando il suono dell’acqua che scorreva. Sono andato a vedere il Ganga Aarti, le fiamme delle lampade si riflettevano sull’acqua come mille piccoli soli danzanti. Ho ammirato il tramonto, quel momento magico in cui il cielo si colora di arancio e rosa, e poi ho attraversato il ponte sospeso di Lakshman Jhula. Ogni passo sembrava vibrare, tra il dondolio del ponte e il passaggio continuo di persone e moto. Sono andato a cena sulla riva opposta, in un piccolo ristorante dove il profumo di curry si mescolava a quello del pane appena sfornato. Sono rientrato in hotel con il Vikram. Una bella e rilassante giornata. Domani mattina preparo i bagagli e penso di partire verso le 11:30 o le 12:00, ma già mi manca l’energia speciale di questo posto. adesso, buonanotte e sogni d’oro.
23/02/2017 Giovedì
Hotel Hills Herityage 07:00 5°Gradi Buongiorno sono le 7:00. Sono a letto e dormeno. La città sembra deserta a parte i muli che fanno su e giù con la sabbia sul dorso, non c’è in giro nessuno adesso ho capito perché non si svegliano. ci sono 5 gradi e fa un freddo boia 07:25 Fa ancora troppo freddo è assolutamente necessario camminare. Mi metto in marcia faccio 3 km e mezzo e se riesco vado a vedere l’ashram dei Beatles conto di tornare in camera per le 11:00 preparare lo zaino farmi una doccia e partire per Haridwar. Cammino su questo che dovrebbe essere il sentiero in mezzo alla foresta che porta alla Ashram dei Beatles, dico dovrebbe perché non ne ho la più pallida idea.
Ashram dei Beatles 08:25 11°Gradi 600 rupie neanche morto. Non c’è nessuno all’entrata c’è anche un entrata dal fiume ma non mi va di rischiare anche perché non ho abbastanza soldi con me e se mi beccano dentro potrei avere dei problemi che in questo momento non mi posso permettere. adesso aspetto un attimo se mi fanno tariffa indiana 150 rupie ci posso pensare.
Natraj Chow 11:20 11°Gradi Allora sono in viaggio verso Haridwar con 100 rupie in tasca. Sono sceso col vicram fino al mercato. 10 rupie. Poi ho fatto 500 metri a piedi e subito ho preso un bus incredibilmente vuoto per 35 rupie. 5 rupie di moneta mi sono cadute sul bus e non le ho più trovate. ho fatto il viaggio e in tasca mi restano 50 rupie praticamente sono al verde. Non mi ricordavo ma devo scrivere che questa mattina ho mangiato negli stand degli Ashram dove distribuiscono il cibo gratis. Ho preso un c’hai e delle patate fritte buonissime tutto gratis.
Haridwar 15:15 18°Gradi Allora, ho fatto un giro per guardarmi intorno. A parte questi ghat sovraffollati, non c’è molto da vedere, ma l’atmosfera è davvero incredibile. Questa notte sarà difficile dormire: il caos è impressionante. Comunque, Santo internet, Santo telefonino e Santa connessione 4G! Ho spostato la data del treno a un giorno prima, quindi il 26 sarò a Delhi. Ho anche cambiato il posto dove dormire: andrò allo Smile Inn e non più all’Hari Piorco, che costa un capitale.
Har Ki Pouri 17:15 12°Gradi È successa una cosa strana: a un certo punto sono stati frettolosamente fatti sparire tutti i contenitori arancioni e bianchi dell’acqua. Subito dopo ho incrociato una ronda composta da cinque militari e due funzionari. Non ho capito se non si possa raccogliere l’acqua del Gange o se sia vietato venderla in bottiglie. Il mistero resta, e chiedere informazioni qui è impossibile: non c’è nessuno che parli inglese. Molte persone costruiscono delle portantine da portare a spalla o da mettere sulle moto. Fanno a gara a chi lo rende più pacchiano: pupazzetti, serpenti, campane, bandierine, incenso, fiori, lustrini… non c’è limite all’immaginazione. Ognuno è diverso dall’altro, realizzato secondo le possibilità economiche di chi lo crea, credo.
24/02/2017 Venerdì
Har Ki Pouri 06:15 5°Gradi Buongiorno. Questa mattina mi sono ritrovato chiuso dentro, nella guest house. Fortunatamente, alle 6:00 l’uomo col sorriso è venuto ad aprire. Devo però chiarire che dopodomani alle 5:50 ho il treno, quindi mi farò dare le chiavi, altrimenti addio! Sono uscito a fare qualche foto e, dopo circa 200 metri, una compagnia di ragazzi mi ha fermato e invitato a bere un tè con loro, che mi hanno anche offerto. Il più spigliato del gruppo è un giornalista dell’Hindustan Times. Ci ho chiacchierato un po’, nei limiti del mio pessimo inglese. Non ho mai incontrato tanta ospitalità, tanti sorrisi e tanta gentilezza. Forse perché i turisti qui sono veramente pochi. In realtà, la città, a parte i pellegrini, non offre molto, ma è bellissimo perdersi tra le strette vie della città vecchia, camminare in riva al Gange e girovagare senza una meta. Lo spettacolo, qui, sono gli indiani. Adoro la mattina presto, quando la città si sveglia: sentire le saracinesche dei negozi che si aprono, vederli spazzolare con il piumino la merce, e poi sedermi a bere un chai bollente, zuccherato e speziato, mentre osservo il mondo che mi passa davanti. C’è sempre qualcuno, vecchio o giovane, che vuole conversare. Poche frasi, ormai sempre le stesse, ma non importa: sono quelle che ti fanno sentire un ospite gradito. Grazie, India. 10:45 19°Gradi Sto proprio bighellonando in giro, ammazzando il tempo un po’ qui e un po’ là. Cammino senza una meta precisa, mi fermo a osservare il via vai della gente, poi mi siedo su qualche scalino o sotto un albero a guardarmi intorno. Non è che ci siano molte cose da fare, ma basta poco per trovare spunti di osservazione: un venditore ambulante che urla per attirare clienti, un gruppo di bambini che gioiosamente fanno il bagno, o il suono distante delle campane di un tempio. Mi piace perdermi così, tra le piccole scene quotidiane. Ogni angolo sembra raccontare una storia diversa, e non mancano momenti che invitano alla riflessione: il contrasto tra il sacro e il profano, la vita semplice che si intreccia con rituali millenari. Tra poco rientro in camera. Deposito la borsa, mi tolgo i pantaloni, e poi esco in mutande per fare il bagno nel Gange. Non vedo l’ora di immergermi ancora in quelle acque leggendarie, sentendo sulla pelle il contatto con un fiume che è più di un corso d’acqua: è una divinità, un simbolo, una vita. 19:20 18°Gradi Giornata passata in un lampo, nonostante mi sia alzato alle 6:00. Sono già le 7:20 e devo ancora uscire per cena. Fra una cosa e l’altra, il tempo vola: la festa, il bagno nel Gange, uscire a mangiare, girare tra le bancarelle, fare selfie con gli indiani e scambiare quattro chiacchiere. Questo paese è semplicemente indescrivibile. Ne ho viste di città vive in India ma questa è bella viva. Si spende, si gioisce, si fa il bagno, si fa fottio, si fa casotto è una cosa disumana.
25/02/2017 Sabato
Har Ki Pouri 07:23 11°Gradi Buongiorno. Ultimo giorno qui. Mi dispiace lasciare questo posto così vivo, così caratteristico, così profondamente indiano. È un’altra Varanasi.Ci sono luoghi che, una volta visitati, ti hanno già dato tutto. Qui non è così. Il posto non cambia, ma cambiano le emozioni: ogni giorno è diverso. Non mi stancherei mai di osservare la vita degli altri. Del venditore di latte, del venditore di incenso, della donna che pulisce la strada, del venditore di souvenir, del mendicante sulla tavola a rotelle, dell’uomo in bicicletta, del santone, dello storpio. Ognuno è una pedina di questo stupendo gioco che è la vita. Un gioco che scorre veloce, fatto di illusioni, dove sono poche le cose che contano. E gli indiani, questo, lo sanno bene. 08:58 Sto salendo al tempio sulla collina e, come tutte le strade che portano a questi luoghi di culto, è circondata da negozietti per le offerte, piccoli ristorantini e baretti dove si può prendere un chai. Mi sono fermato a bere un chai in uno di questi posti e sono rimasto colpito dalla dedizione con cui questa signora, venditrice, si dedica alla pulizia e alla preparazione della sua strategica postazione. Qui, tutto viene cucinato, sminuzzato, tagliuzzato, condito e lavato sul posto, usando materie prime freschissime. La sua abilità nell’uso del coltello è impressionante, tanto da far invidia ai rinomati chef stellati. 10:17 Ho visto tanti templi in India, ma questo, il Maa Devi, mi è piaciuto particolarmente. Forse perché non ci sono turisti stranieri e l’atmosfera è autentica, reale. O forse perché, finalmente, sono riuscito a comprendere meglio come funziona la spiritualità indiana. Una strana coincidenza: sulla scalinata che porta al tempio ho trovato per terra un piccolo braccialetto di plastica. Istintivamente l’ho raccolto e messo in tasca. Avevo pensato di portarmelo a casa come ricordo, ma, una volta entrato nel tempio, ho notato che questi braccialetti vengono usati e legati alle pareti del primo corridoio. Così ho deciso di fare lo stesso. Poco più in là, mi sono fermato in un tempio dedicato a Hanuman. L’ho scelto di proposito: ho bisogno della sua forza, della sua energia. Ho bisogno di essere un guerriero. e il bramino mi ha picchiato sulla schiena con una specie di scopa. E poi, nel tempio, ti siedi e bevi un chai. Non me ne sarei mai andato via. Qui non c’è assolutamente la solennità di una chiesa, di una cattedrale, del Duomo di Milano, per esempio. Non c’è quella sensazione di quiete che provi entrando in una chiesa. Qui tutto è caotico, confuso, disordinato, approssimativo. Anche qui si va da Dio per chiedere, e quando si chiede, si paga. Non c’è Dio senza rupie, non c’è religione senza denaro. Non c’è Dio senza business, e non c’è business senza Dio. 12:50 Ho assaggiato un coso che non ho capito come si chiama. è qualcosa di drammaticamente schifoso. Dicono che fa bene allo stomaco fa bene un po a tutto. Ne ho assaggiato un milligrammo e adesso non so più cosa mangiare per far andare via questo sapore orrendo. Ho mangiato due banane un arancio ma quel retrogusto di merda continua restarmi in bocca. Farà anche bene allo stomaco ma prima ti fa crepare. 17:50 Dopo aver girovagato un po’ per la città sono qui in prima fila per assistere al Ganga Aarti i bramini come dei giocatori di calcio si stanno scaldando la gente comincio a prendere posto un’oretta e comincia il pezzio. Oggi acquisti pazzi: 20 occhi di Santa Lucia, 10 rudras grandi, 10 conchiglie bianche, 10 conchiglie gialle, un disco di musica sacra, la crema Nivea, un libretto degli Hare Krishna. Mi dispiace davvero andar via.
26/02/2017 Domenica
Haridwar 05:15 7°Gradi Buongiorno ho dormito bene ma mi sono svegliato presto alle 3:00 ho cominciato ad andare in dormiveglia, il fatto di dover prendere il treno mi ha un po’ scombussolato. Ieri sera ho mangiato un po’ qui è un po’ la ho cominciato con un bicchierone di latte ci mettono dentro anche un pezzettino di crosta che si forma sulla padella come optional poi ho mangiato quelle polpette fritte di pane con i ceci una salsa rossa una salsa verde una salsa bianca e non mi ricordo più come si chiamano ma sono molto popolari poi ho mangiato delle patate rosse lesse e condite con sale e limone ho scattato qualche foto. Si avvicina il giorno del rientro a volte mi capita di immaginarmi in casa seduto sul divano devo dire la verità mi viene male. Se non fosse per la voglia di rivedere i miei. 05:55 Ho fatto un pezzo di strada a piedi prima di prendere un risciò a pedali e farmi portare in stazione tempo ne avevo e lo ho speso camminando per questa bella città che mi lascia decisamente un bel ricordo. La mattina alle 5:00 è piena di vita qualche negozio è già aperto pellegrini che vanno e che vengono falò di spazzatura accesi ai bordi delle strade, intorno capannelli di persone avvolti in coperte scialli e turbanti cercano il calore del fuoco. La mattina è fredda un vento costante soffia da nord portando con se le temperature dell’Himalaya. In treno 08:55 13°Gradi Patatine, chai ,omette, continuo a mangiar. Fuori scorre il solito paesaggio indiano case senza tetto, immondizia, traffico, passaggi a livello con ogni mezzo di trasporto in attesa, fabbriche fumose e dall’aspetto poco rassicurante, coperte stese, campi di canna, campi di riso, tempietti, stazioni sconosciute, piloni della telefonia, bufali, gente accovacciata e il treno “corre” con i suoi 1000 passeggeri verso Nuova Delhi. Mi meraviglia sempre questa India. quello, che vedo fuori dal finestrino fa a pugni con una nazione che lancia missili che è ai vertici dell’industria informatica e non solo e che ha in uso la bomba atomica.
Delhi Krishna roof top cafe12:50 25°Gradi Sono qui a mangiare qualcosa , al tavolo davanti il mio una giovane turista , troppo magra per essere in salute , chissà cosa ha passato, chissà perché è qui, chissà la vita cosa le riserva , cosa ci riserva. 13:45 Delhi, India: 16.349.831 abitanti. Che comprano che spendono che consumano in pieno boom economico fanno paura.
Paharganj 19:43 23°Gradi Buonasera oggi sono stato a Connect place a New Delhi. Per me è da evitare assolutamente solo negozi di marca, uno schifo non sembra più neanche una città indiana ed è naturalizzata poi ho usato la metropolitana per tornare dal tempio dei Sikh ed è la stessa che porta all’aeroporto quindi ho visto anche il tragitto e sono a posto ora sto guardando un po’ di statuine statuette volevo chiedere un attimo i prezzi, quanto costavano, cosa fanno di sconto, ho trovato anche le statuine nere degli elefanti a 30 rupie e vediamo che prezzo mi fanno e poi vediamo.
27/02/2017 Lunedì
Delhi – Agra 06:02 13°Gradi Ho speso molto denaro per andare in stazione con il rickshaw sono una ventina di minuti freddissimo e c’è anche nebbia e avevo poche opzioni a quest’ora. 06:50 Come era facile immaginare su questo treno ci sono parecchi turisti indiani ma anche uomini d’affare indiani. E neanche a farlo apposta l’articolo sul l’hindustan time di questa mattina cade a fagiolo. Vent’anni ancora è l’India o implode o ci supererà alla grande.
In treno 08:17 11°Gradi Il treno anche se costoso ė molto usato dagli indiani, ovviamente tutti vestiti bene. Hanno l’ ultimo modello di smartphone, intere famiglie numerose , io sono vestito come un pezzente e mi facevo anche degli scrupoli a spendere 20 euro di treno. Mi è già capitato di osservare quanto le persone benestanti che coprono un ruolo di prestigio riescono ad essere antipaticamente arroganti con le persone che le devono servire, con il bigliettaio, il personale delle pulizie, il portabagagli, il cameriere. I soldi fanno male ovunque. I doon su questo treno sono vestiti come dei servitori di sahib con tanto di turbante rosso e oro in testa con i guanti di plastica dell’Esselunga. Il baffuto personaggio seduto di fianco a me che, prima è stato abbastanza arrogante con il bigliettaio, deve essere una persona molto importante perché mezzo treno viene qui a salutarlo a mani giunte. A me l’aria condizionata fa gelare i piedi, sono in sandali. È consuetudine su questi treni lasciare la mancia al personale l’omino pretenzioso è importante ha lasciato 100 RP , io 10 RP dopotutto sono vestito da pezzente.
Agra 11:05 27°Gradi Il Taj Mahal è esageratamente bello, un capolavoro che lascia senza fiato. È una di quelle meraviglie da vedere almeno una volta nella vita, uno dei simboli più straordinari della creatività umana e della sua capacità di trasformare il marmo in pura emozione. È un inno eterno all’amore, costruito con una perfezione che sfida il tempo. È un valido motivo per venire in India, un luogo che incarna la poesia nello stato più solido e tangibile. Ogni dettaglio, ogni curva delle sue cupole, ogni intarsio racconta una storia di devozione e passione. Eppure, non è niente in confronto al paese che lo ospita. L’India, con il suo caos e la sua bellezza, le sue contraddizioni e la sua energia vitale, è il vero spettacolo. Il Taj Mahal è solo un frammento di un mosaico molto più grande, che ti cattura e ti lascia incantato. 12:50 Sono uscito dal Taj Mahal dalla Western Gate. Ho percorso non più di 500 metri, diretto verso la riva dello Yamuna, sperando di catturare qualche scatto suggestivo. Eppure, in pochi passi, mi sono ritrovato catapultato in un mondo completamente diverso. A pochi metri dal turismo di massa, dai pavimenti rifatti e immacolati, dai marmi bianchi che raccontano una storia di grandezza, dai bus elettrici silenziosi che trasportano i visitatori e dal biglietto d’ingresso che costa 1000 rupie, emerge un’altra India. Qui l’India si mostra nella sua verità più cruda: tre negozietti semplici che vendono chai fumante, carretti rotti pieni di frutta o merci di ogni tipo, un barbiere che lavora all’ombra di un albero, con attrezzi consumati dal tempo. Ma in questo caos e in questa semplicità, c’è un calore unico. È un’India disperata, sì, ma anche ospitale, aperta, generosa e incredibilmente vera. Qui non ci sono marmi perfetti o luci scintillanti, ma ci sono vite che si muovono, volti che sorridono, mani che lavorano, e un senso di comunità che ti avvolge e ti ricorda perché questo paese è così unico.
Forte rosso di Agra 14:48 27°Gradi Bello, non me lo ricordavo così grande. Ma, soprattutto, non me lo ricordavo così pieno di gente. O meglio, così tanta gente 25 anni fa non c’era. Ora gli indiani stanno prendendo possesso della loro storia, dei loro monumenti. Tuttavia, sono assolutamente privi di educazione civica in questa materia: praticamente un devasto.
Agra station 16:50 27°Gradi La gita ad Agra è stata una parentesi turistica davvero rilassante. È sempre piacevole avere un motivo per cazzeggiare nelle stazioni indiane, con le loro presenze fisse: la scimmia, il cane, l’omino accovacciato, l’omino sdraiato su una fila di pacchi, i carrelli stracolmi, la bicicletta, la moto che sfreccia, il bambino nudo, il sikh elegante col turbante rosso, la donna in saree che dorme, il santone arancione col bastone. E ora si torna a Delhi per le ultime due notti.
- Questa pazzia di Agra mi è costata solo di trasporti:
- Treno 1600
- Tuk tuk Delhi 100
- Tuk Tuk Agra. 80
- Ingresso Taj Mahal. 1000
- Ingresso Agra Fort. 550
- Tuk Tuk Agra. 70
- Tuk Tuk Delhi. 100
28/02/2017 Martedì
Delhi 12:50 31°Gradi Oggi sveglia è poi in giro per Nuova Delhi. Lotus Temple, Ashardahm temple, tutto in metropolitana in alcune fermate è stato davvero difficile salire e scendere dai vagoni e poi tanto camminare a piedi fino a qui al India gate una porta dell’India una porta che non intendo chiudere arrivederci India ne sono sicuro.
Delhi Rajpath 17:08 31°Gradi Sono stanco morto, ma non ho voglia di rientrare in guesthouse. So che, una volta chiusa la porta, tutto sarà finito. Voglio godermi fino all’ultimo secondo questa splendida India, che ogni volta mi regala emozioni, ospitalità, sorrisi. Mi regala la vita. Quindi trascino i sandali stancamente sulla terra battuta rossa e cammino, cammino, cammino. Voglio chiudere questa giornata con una foto del Parlamento della più grande democrazia del mondo e, senza timore di esagerare, del più grande Paese del mondo. Per quanto riguarda gli acquisti, ho cercato di comperare tutto da venditori di strada, soprattutto donne, per permettere loro, con quel poco che guadagnano, di portare qualcosa a casa la sera. Quindi, belli o brutti che siano, non mi interessa: ogni piccolo gadget rappresenta un piccolissimo contributo all’economia domestica indiana. Ho bevuto chai, frequentato ristoranti locali, fatto lavare i vestiti e usato i mezzi di trasporto, il tutto con la stessa filosofia. Non ho dato un solo euro, una rupia, o una lira a una qualsiasi multinazionale dell’alimentazione con vetrine pulite e insegne luminose. E di questo vado fiero.
Delhi Main Bazar Road 21:05 24°Gradi Non c’è niente da fare, amo questa terra: il suo caos, il suo rumore assordante, i matrimoni colorati e vivaci che ti colgono di sorpresa, il traffico che si blocca senza un motivo apparente, i cani che attraversano indifferenti al mondo e agli umani, le moto che strombazzano con famiglie intere a bordo. Amo l’assurdità della sua confusione, amo l’incomprensibile gioia che si respira ovunque, e resto stupefatto davanti allo splendore delle sue bellezze.
01/03/2017 Mercoledì
Delhi Main Bazar Road 07:05 21°Gradi Ultimo giorno a Delhi entro 12:00 devo preparare i bagagli Stanotte ho tribulato un po’ con lo stomaco, anche stamattina non sto proprio benissimo spero tanto di non aver problemi sull’aereo, ho tagliato i capelli e accorciato la barba sembro Big Jim. Ho speso tutti i soldi, ma ho tenuto da parte una piccola riserva per la metropolitana, per far mettere il cellophane al bagaglio, per il risciò a pedali e per mangiare qualcosa in aeroporto. Ah, ho ancora i postumi della brutta nottata. Sinceramente, sono molto stanco: faccio fatica a salire i tre piani dell’hotel, ho le gambe che mi fanno male, il fiato corto e qualche dolore allo stomaco. Ho cercato di mangiare poco: due toast, un tè e due banane. Credo sia una scelta saggia restare leggero. Non voglio essere tragico, ma ho anche un po’ di mal di testa e delle pulsazioni alle tempie quando mi sforzo. Inoltre, il bagaglio è pesantissimo. Speriamo di farcela. Aiuto, aiuto, aiuto! Comunque, il sorriso non mi manca. Sono come Sansone: mi sono fatto tagliare i capelli e sono diventato debole. ( pio a casa ho scoperto a cosa era dovuto. operato e asportato cistifellea.)
02/03/2017 Giovedì
Sono a casa!
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